Sulla morte, dobbiamo ammettere un certo smarrimento. Il pensiero della nostra, lo rimandiamo a quando sarà il momento; il pensiero di quella degli altri viene attutito dalle immagini di migliaia di morti, filtrate e sfornate dagli schermi che ci circondano; l’unica grande provocazione è la morte di chi ci è caro, particolarmente se giovane; e il modo con cui avviene. Eppure, anche per questa, sembra non esserci spazio di condivisione, se non quelli di un momento, e i sentimenti restano nascosti nel cuore di ciascuno, incomunicabili anche tra coloro che sono prossimi.
Comunque, se la morte ci lascia indifferenti o interdetti, se dei morti che ci son stati cari avvertiamo il vuoto e il distacco doloroso, su ciò che sta dopo la morte siamo del tutto muti. Muti sono coloro che non credono, perché onestamente nulla han da dire, se non che non c’è nulla, fino a prova contraria; loquaci, invece, coloro che non si rassegnano all’estinzione e parlano di cielo, di stelle, di cuore, tentando di rappresentare la resistenza ad un’inaccettabile scomparsa; balbettanti coloro che credono e non hanno più le parole per dire della vita oltre la morte.
Non sono pochi i cristiani che nemmeno più balbettano della vita eterna, ma l’hanno cancellata dal loro orizzonte. In realtà, non si tratta di una novità, se San Paolo nella Lettera ai cristiani di Corinto, appena ascoltata, deve già affrontare questa diffidenza.
“Fratelli, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Anche nel libro della Sapienza, di cui abbiamo ascoltato una pagina, il saggio illuminato dalla fede deve scalzare l’incredulità di un mondo pagano senza alcun orizzonte: Dicono gli “amici della morte”: “La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati”. La perdita di un orizzonte oltre la morte, avvalora la prospettiva di una radicale estinzione: questo è il destino di tutti e di tutto. Vedi la sorte del nostro pianeta, la contrazione demografica, la brutalità di un sistema che diventa sempre più selettivo. E’ il credente che alimenta la speranza: la speranza del Regno di Dio, nutre l’impegno per il regno degli uomini. Ha scritto il Concilio: “Siamo avvertiti che niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo della umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione, che adombra il mondo nuovo. D’altra parte non sono i ragionamenti che squarciano l’orizzonte e neppure i sentimenti: anche il senso di responsabilità è messo fortemente alla prova. Si tratta piuttosto di fede. I cristiani riconoscono talmente decisiva la fede in Gesù Cristo, che la sua morte e risurrezione diventa il principio di una vita nutrita di speranza, una vita nuova che la morte non può cancellare. Il ricordo, il legame degli affetti, non è per noi solo un patrimonio che il tempo erode progressivamente, ma l’impasto di un’umanità che custodisce l’intima e gioiosa certezza che in Cristo Risorto, anche i nostri cari sono viventi, di una “vita nuova” che Cristo ci comunica già ora e affida alla nostra fede. E’ la “vita nuova”, il motivo della nostra fede e speranza. “Gesù è la rappresentazione della vita nuova, nella sua storia, nelle sue parole, nella sua morte e infine e definitivamente nella sua risurrezione. Dio ci dona questa vita, a partire dal Battesimo che abbiamo ricevuto: è la sua stessa vita. “Non aver paura che la tua vita abbia una fine, abbi piuttosto paura che non abbia mai un inizio.” (H.Newmann) La vita nuova è la vita di Dio donata a noi! E il segno più intenso di questa vita è l’amore, l’amore tra coloro che hanno ricevuto questo dono e l’amore di questi per ogni persona umana e l’intera creazione.
Alla luce di questa speranza preghiamo per tutti i defunti: un gesto d’amore che li avvicina all’Amore. Un gesto d’amore che ci avvicina all’Amore.