Care sorelle e cari fratelli,
abbiamo ascoltato il Vangelo della nascita che ci porta a Betlemme, la terra di Gesù, una terra in questi mesi travolta dal dramma della guerra che diventa simbolo delle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta. La terra di Gesù dove abitano i cristiani, come piccola minoranza. La terra di Gesù dove i cristiani sono guidati da un Vescovo che ci è particolarmente caro: il Patriarca dei cristiani latini, il Cardinale Pizzaballa, ci è fratello nella fede ma anche nell’appartenenza alla nostra terra.
Invochiamo su tutta l’umanità la luce del Natale in questa che possiamo considerare la notte del mondo, con le parole della liturgia: “O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo vera luce del mondo, vieni!”.
Permettetemi di riprendere le parole con le quali il Patriarca ha raccontato della sua ultima visita alla piccolissima comunità cristiana che vive a Gaza: “600 persone raccolte nella chiesa della parrocchia e nei locali parrocchiali dove sono da mesi. La luce della salvezza spunta da Gaza. La luce della salvezza è la piccola e resistenze comunità cristiana di Gaza a cui tutti guardiamo con affetto e solidarietà da ogni parte del mondo. Tutto il mondo chiede pace, ma la voce di pace che viene da questa comunità è la testimonianza più verace di come i cristiani debbano abitare un mondo che ha smarrito la bussola della convivenza pacifica. Non un risentimento, non un’espressione di rabbia, non una parola di disperazione o di rassegnazione, ma solo speranza. Una speranza che non è suscitata da un umanesimo ragionevole, non da un’identità distintiva, ma una speranza che è suscitata dalla fedeltà a Gesù”.
Care sorelle e cari fratelli, abbiamo bisogno di questa speranza. Abbiamo bisogno di una speranza affidabile. Abbiamo bisogno di una vera luce.
Dice il poeta: “Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”.
La luce del Natale è una luce impercettibile come quella di una vita che comincia. La luce del Natale è impercettibile ma è capace di accendere la speranza, di accendere i cuori spenti: Gesù, l’impercettibile per molti, genera speranza, una speranza impossibile, nel senso che supera ogni umana considerazione. È una speranza che viene da Dio.
L’autentica umanità sembra abitare in mezzo alla civiltà della tecnica. Invece quasi impercettibilmente l’autentica umanità abita la nostra terra come una promessa permanente, nonostante tutto. Una promessa che sboccia come un’ostinata resistenza di ciò che è vero, di ciò che è autentico. Quante persone e quante storie impercettibili sono capaci di tessere la vita. Le conosciamo anche noi. Forse un poco siamo anche noi queste persone: impercettibili alla grandiosità dei potenti, ma capaci di tessere vita, di rammendare squarci, di ricucire distanze.
Care sorelle e fratelli, la speranza che nasce con l’evento che celebriamo nel Natale ci ridona questa forza di tessere vita, di rammendare squarci, di ricucire distanze cominciando dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità cristiane, dalla nostra vita sociale.
Mi affascina questa impercettibilità degli inizi, del gesto quotidiano, della preghiera umile come una candela accesa. È l’impercettibilità di una donna che si chiama Maria: in lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non solo le virtù dei deboli, ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti.
(trascrizione da registrazione)