Una “lettera circolare” non comincia con appellativi come questi, piuttosto evoca documenti freddi, essenziali, pratici. Quest’anno ho pensato di scrivervi una lettera circolare, che non avesse le caratteristiche della freddezza, ma un poco quelle della praticità essenziale. Il motivo di questa scelta è dettato dall’ultima visita vicariale non ancora conclusa e da alcune esigenze che ho raccolto nel corso di quest’ultimo “viaggio” in Diocesi.
Le donne e gli uomini capaci di Vangelo e di Eucaristia sono e debbono essere capaci di Carità. È l’itinerario che vi propongo per l’anno pastorale che si apre: un percorso molto impegnativo e nello stesso tempo esaltante e gioioso.
Non rievoco ora il grande passaggio segnato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la ricchezza e le difficoltà della riforma liturgica e del suo progressivo consolidamento: semplicemente vorrei condividere la convinzione che non esiste nella storia umana niente di più sorprendente di ciò che avviene in una celebrazione liturgica.
Desidero iniziare questa lettera con un’immagine che ho raccolto durante il mio recente viaggio missionario in Malawi. mi sono recato in un villaggio, dove un gruppo di volontari bergamaschi ha costruito una chiesa dedicata a Papa Giovanni.
Il Sinodo diocesano ha indicato la Parrocchia come una “comunità fraterna” (n. 72), “una comunità di amore fraterno” (n. 272): questa descrizione delinea il volto della comunità parrocchiale e nello stesso tempo prospetta un’esigenza da perseguire. È questa esigenza, il motivo della scelta del tema di quest’anno: le nostre parrocchie e la nostra Chiesa diocesana crescano nella fraternità e diventino più consapevoli che questa caratteristica è decisiva per essere veramente discepoli del Signore Risorto e collaboratori della sua Missione.
Presentazione e utilizzo della Lettera Circolare Pastorale 12 – “LO PORTO’ IN UN ALBERGO E SI PRESE CURA DI LUI”