Intervento del Vescovo al Consiglio Pastorale Diocesano del 25 novembre

La difficile condizione degli anziani, gli effetti devastanti della pandemia e il pericolo di una deriva eutanasica nella nostra società sono stati al centro dell’intervento che il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha tenuto ieri sera nel corso del Consiglio pastorale diocesano.

Il mondo dell’anziano impone oggi, sempre di più, un difficile lavoro per cercare di intercettarnei bisogni, alle prese con una solitudine che il Covid ha reso ancora più difficile da sopportare.

Un fenomeno imponente, caratterizzato da una complessa articolazione, che troppo spesso la nostra società non è in grado di interpretare correttamente. Le emergenze più importanti da affrontare restano quelle legate al loro isolamento, ad una giusta valorizzazione del rapporto tra loro e la famiglia e alla cura delle relazioni intergenerazionali, anche alla luce della parole di Papa Francesco che nel giugno scorso, rivolgendosi proprio agli anziani, aveva loro affidato una missione ben precisa: «Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli». Un contesto particolarmente delicato, in cui si innestano due temi di particolare importanza, sui quali monsignor Beschi ha voluto offrire la propria riflessione. Il primo è quello dell’eutanasia, il secondo è quello del perdurare della pandemia, rinvigoritasi nelle ultime settimane.

La cultura eutanasica

«In questi anni – dice monsignor Beschi – è andata crescendo la cultura eutanasica, con le ricadute sempre più concrete nella vita sociale e nella legislazione italiana. Mentre esprimiamo tutta la prossimità di cui i cristiani sono capaci nei confronti delle persone in estrema sofferenza, e nutriamo la consapevolezza di quanto sia delicato il vissuto di coloro che vivono sofferenze distruttive, continuiamo a rimanere convinti che al dolore e alla sofferenza si debbano dare risposte che non prevedono l’eliminazione del sofferente. L’amore allevia la sofferenza e  accompagna il sofferente. I progressi della medicina e delle cure offrono risposte sempre migliori al dolore fisico e psicologico. Se invece la cultura eutanasica si fonda sulla concezione della libertà assoluta dell’individuo, dobbiamo ribadire che la nostra visione della persona, della vita e della libertà, non coincide con questa assolutezza. Le dimensioni della insensatezza,  dell’inutilità, dell’abbandono debbono trovare risposte diverse da quelle che la cultura eutanasica alimenta. Tutto questo assume delle connotazioni particolari in un contesto sociale in cui la povertà, la fragilità e la vecchiaia sembrano assumere sempre più i tratti di un “peso sociale”. Non si tratta di prolungare in modo accanito la vita nella sua fase conclusiva, ma nemmeno misurarla con i paradigmi dell’utilitarismo e dell’individualismo radicale».

Il Covid-19
La seconda questione è invece rappresentata dal permanere della presenza del contagio da Covid 19.

«Il lavoro compiuto dal Consiglio pastorale, gli orientamenti emersi e la speranza che vengano attuati – osserva il vescovo di Bergamo – , assumono un significato e un valore ancor più grande e impegnativo se li iscriviamo nell’esercizio di responsabilità che la Chiesa italiana e la nostra Diocesi hanno assunto in relazione al contrasto alla diffusione del contagio da Covid 19, che ha segnato profondamente la nostra terra, le famiglie, gli anziani e le comunità; una  responsabilità che ha assunto il volto della solidarietà, a volte eroica, e quello della condivisione del grande sforzo del nostro popolo per il contenimento del contagio, la continuità delle attività in ogni campo e la difesa della salute di tutti, particolarmente dei più fragili».

Vaccinazione, un atto d’amore

«In questi mesi – prosegue monsignor Beschi – abbiamo costantemente promosso l’adozione e il rispetto delle disposizioni sanitarie e sociali nelle nostre parrocchie, oratori, opere e istituzioni, come pure la responsabilità di coloro che le guidano e che vi operano; contemporaneamente, abbiamo più volte ripetuto il pressante e reiterato invito alla vaccinazione come “atto d’amore” e di giustizia sociale. Ancora una volta, a fronte di un nuovo incremento dei contagi, rinnovo questi appelli, particolarmente ai preti e agli operatori pastorali. Nel caso di evidente trascuratezza della normativa prevista dalle leggi e dalle disposizioni diocesane, le persone in causa se ne assumeranno la grave responsabilità personale e le relative conseguenze».

Serve maggior responsabilità

«Accompagno questa rinnovata consegna con le parole del Presidente della Confereza Episcopale Italiana in apertura della Assemblea straordinaria conclusasi ieri mattina a Roma.
Penso poi – e in modo particolare in queste giornate – alle difficoltà causate ancora dalla pandemia. Le notizie che giungono dai Paesi vicini sono tutt’altro che confortanti. Di fronte all’aumento dei contagi, che registriamo anche in Italia, serve un surplus di responsabilità da parte di tutti: proprio adesso è necessario fare quello sforzo ulteriore che ci aiuterà a superare il secondo inverno difficile nel nostro Paese e in tutto il mondo. La divisione in fronti contrapposti indebolisce sia la tenuta della società sia il cordone sanitario che ci ha permesso di  salvaguardare i più fragili e di contenere significativamente il numero delle vittime”».

Il cammino sinodale della Chiesa Italiana
Riflettendo sul tema del Camminosinodale delle Chiese in Italia, tema principale discusso dai vescovi nell’Assemblea straordinaria, monsignor Beschi ha spiegato che

«la ragione e la meta di questa decisione coincidono: il cammino nasce dall’esigenza di assumere sempre di più la fisionomia di una chiesa sinodale, una chiesa di popolo. Questa scelta non è alternativa alla missione della Chiesa, che consiste nell’annuncio e nella comunicazione del Vangelo che è Cristo crocifisso e risorto, ma ne rappresenta la condizione. Il cammino delle Chiese in Italia è scandito in tre fasi: quella narrativa, quella sapienziale, quella profetica. Il cammino si caratterizza come esperienza sinodale connotata dall’ascolto, dal discernimento, dalla decisione e dall’attuazione. Lo Spirito Santo è il soggetto generatore del cammino sinodale e il Concilio rappresenta la carta fondamentale».

I lavori del primo anno

«Il primo anno – ha spiegato il vescovo – si svolge attorno alla domanda fondamentale proposta dal documento preparatorio del sinodo dei vescovi del 2023. Coinvolge tutti gli organismi, le comunità e i soggetti ecclesiali di una diocesi. Concretamente: i consigli diocesani, territoriali e parrocchiali, la consulta delle associazioni, le rappresentanze della vita consacrata, le opere ecclesiali. Lo stesso pellegrinaggio pastorale del vescovo assume i connotati di un cammino sinodale: la parrocchia fraterna, ospitale e prossima si pone esattamente nella traccia di questo cammino. L’atteggiamento fondamentale è quello dell’ascolto del popolo di Dio nelle sue espressioni comunitarie, mentre l’esercizio spirituale consiste nell’ascolto dello Spirito Santo nelle  narrazioni che reciprocamente ci consegniamo. Prima di prospettare riforme delle strutture ecclesiali, è necessario raccogliere la vita delle persone e, nella pratica dell’incontro e della condivisione, suscitare la necessaria generatività che alimenta la vita stessa».

I lavori del secondo anno

«Il secondo anno, a partire dal tratto di cammino compiuto, coinvolgerà maggiormente il popolo di Dio nella sua interezza e nelle sue esperienze di vita, rappresentati dal territorio, dai mondi vitali, dai percorsi esistenziali (scuola, lavoro, salute, fragilità, educazione, cultura, cittadinanza, comunicazione). Adottando continuamente il criterio dell’ascolto della vita e dello Spirito, continuerà a coinvolgere i soggetti ricordati, ma richiederà un impegno particolare ai Consigli Pastorali Territoriali».

Procedere insieme
Concludendo il suo intervento, monsignor Beschi ha ricordato le parole del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, in occasione dell’Assemblea straordinaria dei vescovi italiani tenutasi in questi giorni , invitando nel contempo a esplorare il sito dedicato (www.camminosinodale.net), indicando i referenti diocesani nella persona di mons.Vittorio Nozza e di Laura Teli, che il vescovo ha ringraziato di cuore.

«Ritengo opportuno – ha dunque concluso – che si costituisca attorno a loro un gruppo che accompagni questo cammino. Scrive il Cardinale Presidente: “Ormai in tutte le nostre Chiese locali è stato avviato ufficialmente il Cammino sinodale. Ci ritroviamo quindi per ribadire la nostra volontà di procedere insieme, all’unisono anzitutto tra di noi e poi in armonia con il contesto più ampio del Sinodo della Chiesa universale. Il cattolicesimo in Italia – lo dicevo anche nell’Assemblea di maggio – può vantare una sua storia unica: questo è il tempo in cui, come non mai, possiamo verificare e rilanciare la vita delle Chiese che sono in Italia, allargando lo sguardo a quella Chiesa universale, i cui confini sono gli angoli estremi della  terra (cf Mt 28,19)”».

(Da “L’Eco di Bergamo” del 26 novembre 2021 – Scarica l’articolo)