Giornata delle Comunicazioni Sociali 2020

Ogni anno, la festa dell’Ascensione coincide con la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, cioè con la giornata di sensibilizzazione che la Chiesa Cattolica dedica a questa tematica così importante e decisiva. Di seguito si possono trovare i materiali e la lettera predisposta per l’occasione.


DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 54ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

 “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2).
La vita si fa storia.

Il messaggio di papa Francesco per la 54a giornata delle comunicazioni sociali è dedicato al tema della narrazione: «credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme».

In quanto uomini, infatti, non possiamo fare a meno di raccontare. Per quanto figli di una civiltà progredita, senza storie ci sentiamo un po’ più persi: il successo e la diffusione delle serie TV ci ricorda questo, e non è solo questione di non sapere come occupare le lunghe sere d’inverno. Abbiamo bisogno di rivestirci di esempi, di «eroi, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita», piccole o meno piccole che siano. Le storie di altri ci aiutano ad affrontare la nostra.

Ma ci si accorge in fretta che non tutte le storie ci fanno bene, non ci fanno essere migliori. Il serpente, nel giardino dell’Eden, è il primo che racconta la storia a modo suo, “se possederai, diventerai come Dio”: «quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza».

Nella Bibbia troviamo un criterio è una luce per imparare a raccontare bene: «essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono. Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui». Con Dio e come Lui, abbiamo il potere di creare la vita con le nostre parole. Basta pensare che forza hanno le parole di scusa sincere, di vicinanza, di attenzione: cambiano davvero una giornata, a volte un’esistenza!

Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, che ricorda come raccontare non sia un passatempo, ma il modo di fissare nel cuore: Gesù stesso è la Parola di Dio da ascoltare, da raccontare e da continuare a scrivere con la nostra esistenza: «Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani». Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore».

E il bene ci trasforma. Questo fanno le storie: scrivono nel nostro cuore il ricordo e il desiderio del bene, affinché insieme ai nostri fratelli possiamo continuare a scrivere una storia che per l’umanità intera abbia il buon profumo del Vangelo.


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