Pubblichiamo l’Editto emesso dal nostro Vescovo, Mons. Francesco Beschi, per l’avvio della causa di beatificazione di don Giuseppe Vavassori (don Bepo), fondatore del Patronato San Vincenzo. I fedeli che avessero notizie o documentazione utili per la causa sono pregati di farle pervenire al nostro Tribunale diocesano. Chiediamo anche di far giungere questa informazione agli ex alunni del Patronato, che hanno avuto modo di conoscere direttamente o indirettamente don Bepo.
Editto
Rendo noto con gioia che in data 23 aprile 2022 mi è stato presentato il libello di introduzione di una causa di beatificazione/canonizzazione per il Servo di Dio Vavassori don Giuseppe, sacerdote della nostra diocesi. La richiesta è pervenuta dalla Postulatrice Dott.ssa Cristiana Marinelli, su mandato del Superiore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, parte attrice in causa. Dopo i primi adempimenti, sono ora a comunicare ufficialmente a tutti i fedeli questa bella iniziativa, al fine di raccogliere notizie o documenti utili per la causa.
Don Giuseppe Vavassori (chiamato comunemente don Bepo) nacque il 19 luglio 1888 a Osio Sotto (Bg), decimo di diciassette figli, da una famiglia di artigiani di modeste condizioni economiche. Entrò nel Seminario diocesano all’età di 12 anni e percorse tutto l’iter di formazione e preparazione al sacerdozio, essendo ordinato presbitero il 25 luglio 1912 dal Vescovo di Bergamo Mons. Radini-Tedeschi, assistito dal segretario don Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Dopo alcuni incarichi pastorali in parrocchie della diocesi, don Bepo fu chiamato a svolgere il ministero di cappellano militare durante la prima guerra mondiale ( 1916-1920). Quindi ricevette alcuni incarichi diocesani, tra cui quello di Direttore spirituale nel Seminario diocesano e poi quello di redattore del quotidiano “L’Eco di Bergamo”, di cui in seguito diverrà direttore.
È a partire dagli anni 1925-1927 che don Bepo si prese a cuore l’opera del Patronato San Vincenzo di cui fu di fatto fondatore e quindi nominato direttore fino alla morte. L’opera si sviluppò in diverse sedi, sia cittadine che provinciali, raccogliendo bambini e ragazzi abbandonati, poveri e bisognosi di assistenza e fornendo loro una casa e una formazione di base e professionale. Vennero poi gli anni della seconda guena mondiale e don Bepo nel 1943 fu arrestato con l’accusa di favorire la Resistenza (23 novembre – 29 dicembre). Finita la guerra egli poté continuare ad occuparsi dello sviluppo dell’opera Patronato San Vincenzo, con la benedizione anche di Papa Giovanni XXIII, che il 30 dicembre 1960 concesse all’opera una particolare udienza.
Nel 1966 iniziò l’interessamento di don Bepo per le missioni diocesane in Bolivia, prendendo accordi con il Presidente boliviano per l’assunzione come Patronato San Vincenzo della direzione della nuova Ciudad del Nino di La Paz. Da allora don Bepo, con l’ ausilio di altri sacerdoti diocesani, sviluppò diverse opere in terra di missione boliviana. Nel 1969 l’opera del Patronato pose la sua sede principale nel complesso cittadino denominato Conventino, dove vennero avviate ospitalità e scuole di formazione (anche per migranti), e fu aperto un Centro psico-sociale per le famiglie in difficoltà e un’associazione per le adozioni. Nello stesso complesso del Conventino nel 1973 venne inaugurata la Casa del Giovane per offrire ospitalità a giovani studenti e lavoratori.
Don Bepo, divenuto ormai anziano, iniziò ad accusare dei malesseri che il 5 febbraio 197 5, all ‘età di 86 anni, lo portarono alla morte, dopo aver ricevuto dal Vescovo Mons. Gaddi l’Unzione degli infermi. La cerimonia funebre vide un’ampia partecipazione di Vescovi, sacerdoti e fedeli, soprattutto di ex alunni del Patronato San Vincenzo. Don Bepo fu dapprima sepolto nel cimitero monumentale di Bergamo e poi la sua salma nel 1976 fu posta in una cappella del Patronato, dove tuttora riposa, meta di visite e preghiere di tante persone bisognose di aiuto.
Sacerdote di fede profonda e di intensa umanità, don Bepo, nonostante il piglio un po’ severo, conservò sempre uno sguardo paterno e benevolo, attento ai bisogni nascenti e quindi pronto a
riversarsi sul prossimo povero e abbandonato, raccogliendo stima e amore da parte di chi lo incontrava. L’apostolato di don Bepo spaziò dalla cura pastorale ordinaria di alcune parrocchie all’attività culturale legata al giornale provinciale per incentrarsi poi sull’attività caritativa sia diocesana che missionaria.
Attorno a sé don Bepo raccolse altri sacerdoti che condivisero il suo operato, dando vita ad un ‘ associazione che dal 1990 ha preso la forma canonica di “Comunità missionaria dei preti del Patronato San Vincenzo”, mentre l’insieme dell’opera, comprensiva anche del! ‘ apporto dei laici, ha oggi la configurazione anche civile di “Fondazione Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo” . L’opera, seguendo lo spirito e il carisma di don Bepo, sta affrontando oggi le nuove necessità poste dalla vita sociale locale, nazionale e internazionale, sempre ali ‘ interno e in consonanza con l’azione diocesana.
Proprio questa grande eredità umana e cristiana lasciata da don Bepo attesta la significatività della sua figura sac rdotale, avvolta di fama di santità già in vita e proseguita nel tempo, divenendo anche per l’oggi una testimonianza esemplare di vita donata interamente per gli altri e di ministero sacerdotale svolto con fede, intelligenza, coraggio e zelo per la salute del
corpo e dello spirito soprattutto dei più piccoli e bisognosi.
Nel portare a conoscenza della Comunità ecclesiale la figura di don Giuseppe Vavassori, invitiamo dunque tutti e singoli i fedeli a far pervenire al Tribunale della Curia Diocesana di Bergamo tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del suddetto Servo di Dio. Dovendosi, inoltre, raccogliere, a norma delle disposizioni legali, tutti gli scritti ad esso attribuiti o comunque a lui relativi, chiediamo, col presente editto, a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine alla medesimo Tribunale della Curia Diocesana di Bergamo qualsiasi scritto che riguardi il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa.
Coloro, che gradissero conservarne gli originali, potranno presentarne copia autenticata. Pertanto, stabiliamo che il presente EDITTO venga affisso per la durata di due mesi in Cattedrale e nelle parrocchie dove in particolare il Servo di Dio svolse il suo apostolato, venga pubblicato sul quotidiano locale “L’Eco di Bergamo” e sul sito della nostra diocesi; e chiediamo che ne sia data comunicazione anche alle diocesi boliviane di La Paz e Cochabamba, e alla diocesi di Ventimiglia – S. Remo, affinché tutti i fedeli ne vengano a conoscenza.