“Tenere tra le mani la Lettera Enciclica Pacem in terris autografata da Papa Giovanni XXIII suscita forti emozioni. La memoria corre a quei giorni dell’aprile 1963: ideologie contrapposte, muri divisori, truppe schierate, diffidenze reciproche, sembravano rendere inutile ogni appello alla pace.
In quel triste rullare di tamburi che annunciavano guerre, distruzione e morte, Papa Giovanni prestò ascolto allo Spirito che nel cuore gli intimava: «Profetizza! Profetizza!». Obbediente a quella voce divina e animato dal coraggio che il Signore dona ai semplici, dichiarò che la pace è possibile.
Scritta con un linguaggio semplice, diretto, da uomo a uomo, la Pacem in terris è una lettera aperta al mondo, un’offerta di dialogo a tutti gli uomini di buona volontà, un annuncio di speranza che aiuta a vincere la paura del futuro con la fiducia in Dio e nell’uomo creato a sua immagine.
Dopo sessant’anni, quelle pagine sono ancora vive, attuali, provocanti. Attraverso di esse, continua a risuonare, chiaro e appassionato, l’appello alla pace che Papa Roncalli rivolse a tutti gli uomini di buona volontà.
L’ultima e più famosa Enciclica giovannea non solo incoraggia con sano ottimismo, ma propone i fondamenti di una nuova cultura di pace e di un nuovo umanesimo solidale, aperto alla trascendenza. Nessuna retorica, estremo realismo, ideali sublimi accompagnati da proposte concrete. La pace tra gli uomini esige la verità come fondamento, la giustizia come regola, l’amore come motore, la libertà come clima.”
don Ezio Bolis
Direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII