Ordinazione Diaconi Permanenti – Cattedrale

23-09-2017
Care sorelle e fratelli, vorrei proporvi di reagire interiormente a una parola per verificare in voi quale è istintivamente ciò che provate nel sentirla pronunciare: la parola è “sorpresa”.

 
Questo piccolo esercizio ci mostra come la parola “sorpresa” può suscitare sentimenti diversi e tra i tanti quello dell’attesa, della gioia e anche della paura. Anzi bisogna ammettere che in un tempo come il nostro in cui il clima diffuso è quello delle paure, le sorprese ci inquietano sempre un po’.
 
Nella parola “sorpresa” ci può essere tanta gioia, soprattutto se a sorprenderci è Dio. Da Dio dovremmo attenderci delle buone sorprese, purtroppo invece non è così. Non pochi hanno paura anche di Dio e hanno paura delle sue sorprese. Abbiamo ascoltato il profeta che invita e provoca il popolo di Dio a riconoscere che le vie del Signore non sono le nostre vie. Noi abbiamo tracciato le nostre strade, sulle quali ci sembra di poter camminare sicuri. Sono tanto più sicure quante meno sorprese ci riservano. Il profeta ci ricorda che le vie di Dio non coincidono con le nostre. Come il cielo sovrasta la terra, così i pensieri di Dio sovrastano i nostri pensieri. Dio è sorprendente.
 
Dio, proprio perché è Dio, è sorprendente. Care sorelle e fratelli, uno dei torti che facciamo a Dio è quello di non sorprenderci più di lui. È una tentazione alla quale noi siamo esposti in modo particolare, noi che come suoi ministri abbiamo sempre il nome di Dio sulla bocca. È una tentazione di tanti, dei vecchi e forse anche dei giovani, quella di non sorprenderci di Dio, cioè di abituarci a Dio. Le vie di Dio, invece, sono sorprendenti.
 
Qual è la sorpresa più grande di Dio? A questa domanda i cristiani dovrebbero saper rispondere non solo con la testa, ma con ciò che di più profondo e di più caro hanno nel cuore. La più grande e inesauribile sorpresa di Dio si chiama Gesù.
 
Gesù è una sorpresa che non si esaurisce mai. Lo possono dire persone che hanno una certa frequentazione intensa con Dio e con Gesù, con cui più entri in relazione con lui, più ti sorprende. Penso che tutti noi onestamente dobbiamo ammettere che nel momento in cui andiamo oltre le formule e oltre le abitudini, la figura di Gesù, la sua persona, il suo mistero è capace ancora di sorprenderci. È inesauribile la sorpresa di Dio che è Gesù.
 
La sorpresa che è Gesù prende una forma particolare. C’è qualcosa in Gesù che è talmente sorprendente da scandalizzare. Lo uccideranno per questo: troppo sorprendente, troppo scandaloso. La sorpresa di Dio che si manifesta in Gesù prende la forma della radicale gratuità.
 
La gratuità della misericordia di Dio che in Gesù si manifesta in maniera definitiva e inesauribile: questa è lo sorpresa e questo è lo scandalo.
 
Cari fratelli e sorelle, è una sorpresa per noi che alimentiamo sempre più una cultura “dei diritti”. Noi pensiamo che la giustizia ci basti. La giustizia è necessaria, non si può vivere senza la giustizia, ma la giustizia non ci basta, la giustizia non ci salva.
 
Viviamo la cultura dei diritti e ci siamo dimenticati la cultura dei doveri. Né la cultura dei diritti, né quella dei doveri e neppure la giustizia ci possono bastare.
 
Anche il merito non ci basta. Altro grande criterio al quale oggi continuamente ritorniamo, pensando di riordinare non solo la nostra economia, ma anche la nostra società. È cosa buona il merito, ma neanche il merito ci basta o ci può salvare.
 
Care sorelle e fratelli, è la gratuità come sorpresa, appunto la gratuità sorprendente, oggi più di ieri. È la sorpresa del dono, è la sorpresa dell’amore. È la sorpresa del servizio fatto per amore.
 
Questi nostri due fratelli che diventano diaconi, ricevono il sacramento dell’ordine per il servizio della comunità, il servizio del Vangelo e il servizio della carità. Rappresentano davanti ai nostri occhi l’inesauribile sorpresa di Dio che prende il volto di Gesù e della sua totale gratuità, che abbiamo imparato a chiamare “grazia”. La grazia è gratuità.
 
È questa la via di Dio, è questa la via che ci salva. La vogliamo percorrere, la possiamo percorrere. Questi due fratelli che ricevono il dono di Dio per il servizio alla comunità ce lo stanno ricordando e testimonianza. Ricevono addirittura questo sigillo del Signore perché per sempre questa loro testimonianza sia offerta alla comunità intera.
 
Conosciamo bene anche la dimensione del servizio partendo da quello che nella quotidianità delle nostre famiglie si manifesta. Non voglio dimenticare questo servizio discreto d’amore che si portano le persone che si amano, che formano una famiglia e da quella unita ne nasce una più grande.
 
Vorremmo che la nostra non fosse solo una società dei servizi, ma una società nella quale gli uni gli altri gratuitamente ci poniamo al servizio, perché questa è manifestazione dell’amore.
 
Il servizio non è solo risposta ad un bisogno. Il servizio è “anche” risposta ai bisogni della persona e della comunità. Il servizio è innanzitutto e soprattutto una manifestazione d’amore. Non basta l’organizzazione, occorre l’amore. Quell’amore che prende la forma della gratuità che precede ogni merito.
 
Il servizio del cristiano non è solo risposta ad un bisogno, ma è risposta al volto concreto di una persona, nel suo bisogno. Cominciando proprio dagli ultimi, da quelli che abbiamo udito nella parabola raccontata da Gesù, che “nessuno ha preso”.
 
Vi ricordate quelli dell’ultima ora? Perché non siete a lavorare? Perché nessuno ci ha presi, nessuno ci ha considerati, siamo un niente.
 
I diaconi devono ricordare a tutta la comunità il servizio evangelico perché rispondono al bisogno, rispondono al volto delle persone, soprattutto a quelli che nessuno prende e nessuno ha preso.
 
Cari fratelli, come dice l’apostolo nella pagina che abbiamo ascoltato, “comportatevi in maniera degna del Vangelo che ricevete che che annuncerete”.
(trascrizione da registrazione)