Maria Madre di Dio – Giornata Mondiale della Pace – Cattedrale

01-01-2017
Care sorelle e fratelli,
vorremmo mettere la nostra, quella dei nostri cari e quella del mondo intero non sotto il segno di una combinazione ma sotto il segno di una benedizione. Le combinazioni sono tante: per alcuni non esistono che le combinazioni che si intrecciano con un gioco che sembra sempre più evanescente, che è il gioco della nostra libertà. La riuscita o meno dei nostri sforzi sembra che spesso sia affidata alla fatalità: c’è sempre nel sogno di molti italiani quella – per certi versi – drammatica illusione di trovare la combinazione vincente di una lotteria che risolve i problemi della nostra esistenza.
 
 
Noi siamo qui con nel cuore mille pensieri, desideri, speranze e con l’attesa che sia Dio non la nostra combinazione ma la nostra benedizione. Anche perché coltiviamo ancora l’intima fiducia che il nostro Dio sia proprio questo: un Dio di benedizione. La parola maledizione è una parola che facciamo fatica a pronunciare e che facciamo fatica anche a pensare di sentire possibile sulla bocca di Dio.
 
Per cui, comincia un nuovo anno e ci portiamo tutto l’arretrato dei giorni – per alcuni molti e per altri più giovani meno – con tutto ciò che i giorni hanno comportato, e guardiamo al tempo che ci attende. Insieme alla nostra responsabilità vogliamo aprirci al dono di Dio: il dono della sua benedizione.
 
Abbiamo sentito proprio queste parole: “Ti benedica il Signore e ti custodisca”. Vi benedica il Signore e vi custodisca. Una pagina biblica che nella sua semplicità ed essenzialità continua dicendoci come questa benedizione ci raggiunge: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
 
La benedizione ci viene offerta attraverso il volto di Dio. È un’immagine intensamente umana: è proprio il volto quello che lascia trasparire tutto di noi, o lo nasconde.
 
“Non nasconderci il tuo volto, Signore”, prega il salmista. A volte anche tra noi quando sale la tensione o addirittura entriamo in conflitto arriviamo a sottrarre il nostro volto allo sguardo dell’altro. Ci giriamo dall’altra parte. È un’immagine per dire appunto la perdita di quella intensità di relazione che facilita, che rende sciolta o addirittura bella la vita. Voltarsi dall’altra parte. Noi chiediamo a Dio la benedizione dicendo: non voltarti dall’altra parte rispetto alla nostra esistenza, mostraci il tuo volto e facci grazia e concedici la pace!
 
Care sorelle e fratelli, il Signore ci ha mostrato il suo volto nella persona di Gesù di Nazareth di cui stiamo contemplando la nascita: un mistero di infinita speranza, capace di rigenerare gioia anche nella prova più oscura. Noi contempliamo la nascita di colui che ci rappresenta umanamente il volto di Dio. Noi non vediamo nemmeno Gesù, qualcuno l’ha visto e ci ha consegnato la sua testimonianza, così abbiamo il suo Vangelo, abbiamo i suoi gesti in cui si fa riconoscere, anche a volte nell’inaspettato.
 
Dio rivela il suo volto in Gesù e nello stesso tempo ce lo nasconde. È paradossale questo fatto: molti avrebbero voluto vedere il volto di Dio trionfante, invece nasce un bambino, come tutti i bambini del mondo, e morirà sulla croce quel bambino, come un infame. Questo è il volto di Dio. Molti non lo riconosceranno. Anche noi a volte stentiamo.
 
È rivelato. Ri-velato: mentre si svela, si nasconde anche. D’altra parte se siamo qui è perché noi crediamo in Gesù che è il volto di Dio, che è la manifestazione inarrivabile del suo amore. Sembra a volte di vederne delle smentite, a volte purtroppo anche nelle nostre relazioni e negli eventi del mondo, ma noi continuiamo ostinatamente a credere che il volto di Dio si è manifestato nella persona di Gesù.
 
Qui comincia il gioco delle somiglianze. A chi somiglia Gesù? Chi somiglia a Gesù?
 
È come quando un bambino nasce: a chi somiglia?
 
Assomiglia a sua madre, oltre che assomigliare a Dio. Assomiglia a questa donna di Nazareth che abbiamo imparato a conoscere e ad amare. Si somigliano, ecco perché noi siamo tutti concentrati su Gesù, ma poi siamo attirati da sua madre. Gli somiglia così tanto non solo nel tratto, ma gli somiglia nel cuore, nella fede, nella testimonianza di una speranza, nella passione per l’umanità. Gli somiglia perché gli starà sempre accanto, senza soffocare questo figlio, anzi diventando lei la prima discepola del figlio. Noi veneriamo nell’ottava del Natale la madre di Gesù, come colei che gli assomiglia.
 
Risentiamo quello che ci ha detto l’apostolo: “Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna [*non è venuto improvvisamente dal cielo], nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. E qui la parentela si allarga.
 
Per opera dello Spirito che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo e nella nostra cresima, noi entriamo in questa parentela con Gesù il figlio unico di Dio, ma anche noi uniti a Gesù siamo figli nel Figlio e fratelli tra di noi.
 
Se noi non vediamo più il volto di Gesù, se non vediamo nemmeno il volto di Maria (pur rappresentato in mille raffigurazioni dalla pietà cristiana), abbiamo visto il volto di persone che hanno creduto veramente in Gesù: sono volti indimenticabili. A volte volti che abbiamo frequentato per tutta la nostra esistenza o volti che abbiamo conosciuto per un istante, ma che ci hanno segnato perché ci hanno fatto vedere il volto di Gesù.
 
Cari fratelli e sorelle, se tutto questo ha un qualche senso per noi, dobbiamo dirci che insieme per tutti gli uomini, per i più disperati, i più dimenticati, ma anche per i nostri figli e per i nostri nipoti noi insieme – quella che chiamiamo la Chiesa – dobbiamo essere il volto di Dio benedicente, che dà grazia e dà pace.
 
Lo potremo essere se frequentiamo lui e ci frequentiamo da cristiani tra noi, se condividiamo quel Vangelo di cui a volte invece ci vergogniamo, se alimentiamo la nostra fede. Come Maria raccoglieva, custodiva e meditava nel suo cuore, anche noi vogliamo raccogliere tutte le briciole che possono nutrire la nostra fede e meditarle. Nel testo originale greco del Vangelo la parola esatta è “combinava insieme” le cose che vedeva e udiva. Questa è una combinazione virtuosa.
 
Anche noi combiniamo insieme le cose che arricchiscono la nostra fede. Possiamo diventare volto del Signore nel mondo se ci apriamo alla grazia e grazia vuol dire relazioni d’amore, relazioni di pace nelle nostre famiglie e nell’intera umanità.
 
Maria Santissima, Madre di Dio, evoca la figura di una comunità che non vuol lasciar orfano nessuno e non vuol abbandonare nessuno, nella quale non ci si senta semplicemente a casa, ma si possa riconoscere il volto benedicente di Dio. Andiamo così nei nostri giorni, sapendo che singolarmente possiamo portare una testimonianza significativa, ma che il Signore ci chiama anche a darla insieme perché gli uomini possano ritrovare nei tratti di una comunità cristiana il suo volto benedicente.
(trascrizione da registrazione)