02-02-2016
Care sorelle e cari fratelli consacrati al Signore,
desidero rivolgervi il mio saluto affettuoso che raggiunga ciascuna e ciascuno di voi e attraverso di voi ognuna delle vostre comunità. Particolarmente desidero che portiate questo saluto alle persone anziane e malate, alle vostre sorelle e fratelli in Paesi lontani e a tutte le comunità e i monasteri di clausura della nostra diocesi che sono qui rappresentati questa sera da alcune di loro.
Concludiamo l’Anno della Vita Consacrata in questa bellissima celebrazione nella presentazione di Gesù al tempio, in un contesto giubilare nel quale noi pure abbiamo voluto compiere i gesti che lo contrassegnano, passando poi insieme dalla Porta della Misericordia.
Vorrei accompagnare la nostra Eucaristia con alcune riflessioni che raccolgo attorno a tre immagini.
La prima è l’immagine del pellegrinaggio.
Quello che in termini simbolici abbiamo appena compiuto. L’immagine del pellegrinaggio è fortemente evocativa del dono della misericordia, nel senso che il primo pellegrino è proprio il Signore, che si è messo in cammino per raggiungere ciascuno di noi, per raggiungere l’umanità intera. Il pellegrinaggio è quello dell’amore di Dio che ci raggiunge e ci raggiunge fino in fondo, fino negli angoli più oscuri delle nostre esistenze, fino nelle nostre miserie.
È il pellegrinaggio della misericordia di un Dio che non solo ci raggiunge, ma che si lascia raggiungere, che si lascia toccare dalla miseria umana: miseria materiale, miseria culturale, miseria relazionale e infine la più grande, la miseria spirituale.
Care sorelle e cari fratelli, abbiamo compiuto insieme questo pellegrinaggio per ricordare a noi stessi il pellegrinaggio dell’amore di Dio verso l’uomo. Ed in qualche modo vorremmo anche noi farci pellegrini come Dio, avvicinandoci ad ogni miseria umana e lasciandoci toccare da ogni miseria.
La vita consacrata nella ricchezza dei suoi carismi è testimonianza vivente ancora riconosciuta, apprezzata e desiderata di questo pellegrinaggio.
Vi è una seconda immagine che in maniera evidente questa sera ci parla: è l’immagine della luce. La luce che abbiamo acceso e portato, la luce di cui abbiamo ascoltato nella Parola del Signore, in particolare nel cantico del vecchio Simeone. La luce di Cristo e la luce che è Cristo.
La luce evoca la testimonianza della verità, perché Gesù è la verità che illumina la vita dell’uomo e la illumina non da lontano, ma diventando uomo, facendosi uomo come noi. L’umanità di Gesù rivela la verità di Dio e illumina la vita di ogni persona umana.
La verità del Vangelo che diventa vita in Gesù e che vorremmo diventasse la nostra vita e che è la luce della vita consacrata rivela il senso della libertà.
Care sorelle e cari fratelli, per la vostra consacra diventate testimoni della libertà evangelica, della libertà che Gesù è venuto a inaugurare. All’uomo contemporaneo è cara più di tutto la libertà. Cristo è la vera libertà. Nella vostra consacrazione, nella vostra obbedienza a Cristo, nella vostra obbedienza alla Parola di Dio splenda agli occhi degli uomini la luce della vera libertà.
Splenda la luce di una scelta di povertà confidente, una povertà scelta per confidenza in Dio, una povertà che fa di questa confidenza in Dio la ragione che relativizza ogni mezzo umano: i mezzi sono necessari, ma non sono decisivi. È facile dirlo, ma difficile applicarlo. È necessaria questa testimonianza. La gioia della povertà di spirito può essere percepita, riconosciuta, può diventare luce nella misura in cui noi la testimoniano come scelta confidente in lui.
Finalmente, che la luce della verità di Cristo brilli nella bellezza di relazioni d’amore ispirate alla scelta del radicale amore per Cristo.
Care sorelle e cari fratelli consacrati, che il vostro amore per Cristo diventi luce che illumina ogni relazione che la vita vi chiede di stabilire perché ogni relazione splenda di quell’amore. Questo è il senso di una castità scelta per lui.
L’ultima immagine che desidero condividere è quella del tempio. Gli eventi che oggi il Vangelo ci presenta sono tutti legati al tempio che diventerà uno dei luoghi della missione di Gesù, al tempio che diventa immagine concreta della vostra vita. Ogni persona raggiunta dall’amore di Dio nel battesimo diventa tempio dello Spirito Santo e nella consacrazione radicale a lui – di cui voi siete interpreti – l’immagine del tempio diventa la rappresentazione della totale consegna di sé per diventare luogo esistenziale dell’incontro con Dio. Che le persone incontrando voi entrino nel tempio di Dio, possano incontrare veramente Dio, vedere un segno limpido della presenza di Dio, del suo amore misericordioso.
Diventate tempio di Dio nella storia appassionata di tutte le vostre comunità per l’edificazione della Chiesa. Diventate tempio di Dio rappresentando agli occhi di tutti i battezzati dell’umanità intera la storia appassionante dell’edificazione della comunità di Cristo. Quindi attraverso una vita fraterna aperta, che non sia solo espressione dell’amore fraterno tra voi, ma dell’amore che si apre a tutta l’umanità.
Care sorelle e cari fratelli, celebriamo la conclusione dell’Anno della Vita Consacrata ma non certamente l’estinzione di queste immagini che accompagnano la vita consacrata. Desidero esprimere la profonda riconoscenza a Dio per il dono della vita consacrata nella nostra Chiesa. Desidero unirmi, alimentare, rinnovare la preghiera della nostra Chiesa per le vocazioni alla vita consacrata e desidero che anche da questa celebrazione si rinnovi il cammino della concreta realizzazione giorno dopo giorno di relazioni sempre più fraterne fra il Vescovo, la Chiesa di Bergamo, ciascuna di voi e tutte le vostre comunità.
(trascrizione da registrazione)