28-09-2013
Un nostro amico diventa Vescovo.
E’un prete, l’abbiamo conosciuto così.
Non solo così: penso ai suoi cari, alla famiglia in cui è cresciuto, ai suoi genitori ora in cielo, ai fratelli e a sua sorella che saluto con affetto con tutti i parenti, a chi lo ricorda ragazzo e poi giovane, alla comunità di Sarnico, ai preti che lo hanno conosciuto e accompagnato in parrocchia, in seminario, verso l’ordinazione sacerdotale. Penso ai suoi compagni di ordinazione sacerdotale.
Penso a molti che hanno goduto della sua amicizia e mescolato il suo sacerdozio con la sua umanità.
Penso a coloro che ne hanno apprezzato competenze che sopravanzano quelle di un prete e lo hanno accreditato in spazi non immediatamente ecclesiali, penso a tutti coloro che ha raggiunto con il suo servizio diocesano e a tutti coloro che hanno collaborato con lui in questo servizio; penso ai seminaristi, ai giovani, alle aggregazioni laicali, ai poveri, ai malati, ai provati nel corpo, nella psiche, nello spirito, a coloro che rappresentano le Istituzioni della comunità bergamasca, penso ai suoi parrocchiani di S.Lucia, e anche a quelli delle parrocchie di Villongo e di Bagnatica e tanti tanti altri ….
Non siamo una moltitudine indifferenziata, ma volti, storie, persone e comunità che possono dire di lui nella loro vita, nella nostra Chiesa, nella nostra Comunità.
Possiamo dire di te, caro don Maurizio, con varietà di sentimenti personali, ritrovandoci uniti nella stima, nell’affetto e nella riconoscenza.
Sei stato con noi, davanti e insieme ai nostri cuori, alle nostre intelligenze e volontà, alla fede di molti, all’umanità di tutti, con solidità e fragilità condivise.
Vogliamo esprimere in questo momento la consapevolezza diffusa di quanto tu appartenga a questa comunità: la comunità che ti ha generato e che tu hai alimentato con tutto te stesso, perché consegnarsi a Cristo è consegnarsi alla comunità amata da Cristo, che supera i confini stessi della Chiesa per comprendere ogni persona, cominciando proprio da quelli più estranei ed estraniati.
Ed ora sotto i nostri occhi diventi Vescovo.
E’ chiaro che ognuno ha dato e sta dando una sua interpretazione a ciò che sta succedendo;
è assolutamente comprensibile che ognuno abbia coltivato dentro di sé un’immagine del Vescovo e dei suoi compiti;
ma di ciò che succede ora nella tua vita, caro don Maurizio, e nella vita della Chiesa tutta, nella Chiesa di Bergamo e in quella di Vigevano, è la Parola del Signore ad offrirci la spiegazione decisiva, perché il Vescovo viene dal Signore, è creato dal Signore, è disegnato dal Signore, è incaricato dal Signore, è mandato dal Signore.
“Con voi cristiano, per voi Vescovo” ha detto il Santo Vescovo Agostino.
Un uomo mandato dal Signore. “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Un inviato di Cristo il risorto: non un sostituto di Cristo, ma un uomo coinvolto nella sua missione al punto da diventare lui stesso colui che manda nel nome del Signore.
Un uomo abitato dallo Spirito del Signore e reso capace di comunicarlo agli uomini. “Lo Spirito del Signore è su di me”. Il Cristo comunica il suo Spirito, lo Spirito di Dio e affida ad un uomo il dono di comunicarlo, fino al punto di rendere capaci altri uomini di questa comunicazione. La comunione tra Vescovo e presbiteri è innanzitutto una comunione spirituale, cioè nello Spirito e per comunicare agli uomini lo Spirito di Dio. Sappiamo che essere cristiani non è solo seguire una dottrina, ma entrare in una vita nuova, per opera dello Spirito Santo. E il segno più importante di questa vita nuova è proprio la comunione.
Un uomo al servizio dell’umanità di tutti gli uomini, attraverso il Vangelo, il suo annuncio, la sua testimonianza, personale e comunitaria, la sua incarnazione nella storia di tutti. Al servizio di coloro che formano la comunità cristiana e con questa a servizio di ogni persona umana. Un servizio per il riscatto da ogni morte, come abbiamo udito dal profeta; parole che Cristo stesso ha fatto sue .. Un servizio d’amore.
Il Vescovo è in cammino con e nel suo gregge. Questo vuol dire mettersi in cammino con i propri fedeli e con tutti coloro che si rivolgeranno a voi, condividendone gioie e speranze, difficoltà e sofferenze, come fratelli e amici, ma ancora di più come padri, che sono capaci di ascoltare, comprendere, aiutare, orientare. Il camminare insieme richiede amore, e il nostro è un servizio di amore, amoris officium diceva sant’Agostino (In Io. Ev. tract. 123, 5: PL 35, 1967). (Papa Francesco ai nuovi vescovi – 19 settembre 2013)
Un servizio che suscita e riconosce e conferma il servizio che ogni discepolo di Cristo è chiamato ad adempiere. Il servizio dell’unità dinamica: non solo pluralità, ma unità attorno e in Cristo, il Risorto, il Presente.
Un uomo chiamato ad essere garante davanti a Dio e davanti agli uomini della fede in Cristo Gesù. Questo gli sarà chiesto proprio tra qualche istante e per questo invocheremo lo Spirito su di lui. Questa garanzia trova nell’unità con tutti i vescovi e il vescovo di Roma, successore di Pietro e nella successione apostolica la sua verità. Tu sei il successore degli apostoli, primi decisivi testimoni di Cristo, Crocifisso Risorto.
Il Vescovo: un uomo mandato, un uomo abitato, un uomo dedicato, un “uomo di Dio”: così si esprime l’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo:
Tu, uomo di Dio: tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni …. fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio … visu sim beatus tuae gloriae, dice il tuo motto, … A lui onore e potenza per sempre. Amen.