Eucarestia per la Pace – Chiesa S. Maria Immacolata delle Grazie

07-09-2013
Pace è il desiderio di ogni uomo. Un desiderio così grande, da farci pensare che solo Dio possa esaudirlo.
 
Ecco perché preghiamo. Non vogliamo sottrarci alla comprensione della storia; non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità. Riconosciamo il nostro limite: limitata è la nostra luce, limitata è la nostra forza. Invochiamo Dio non come risolutore dei nostri limiti, ma come Colui che sta nel limite, con la forza di un amore crocifisso e trasformante.
 
Quanto è puro il nostro desiderio di pace e quanto è sporcato da interessi spregiudicati, da pigrizie morali, da indifferenze brutali? Quante linee rosse abbiamo lasciato superare e abbiamo superato noi stessi, prima di tornare ad invocare la pace e pagare un prezzo per la pace?
 
“Il costo della pace non è mai la guerra” è il titolo dell’appello sottoscritto da molte persone che rappresentano e costruiscono la nostra comunità. “Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!” (Papa Francesco)
 
Nell’Angelus di domenica scorsa, il Papa ha invitato a questa giornata di preghiera e di digiuno con queste parole: Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
E nell’udienza di mercoledì ha rinnovato il suo appello con queste parole: “Sabato prossimo vivremo insieme una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero. Anche per la pace nei nostri cuori, perché la pace incomincia nel cuore!”
 
Mi ha particolarmente colpito il lungo applauso che ha sottolineato questa affermazione: quasi ad esprimere la percezione diffusa della verità di questa indicazione.
La pace non è accondiscendere all’ingiustizia o arrendersi alla violenza altrui: la pace nasce nel cuore, non solo come desiderio, non solo come interesse, non solo come comodità, tanto meno come esito di una prova di forza, ma come frutto di una conversione i cui connotati stanno nell’esperienza evangelica.
 
Se non vogliamo fare in prima persona questo cammino, se non cerchiamo il vero, il giusto, siamo almeno onesti: non predichiamo la pace! Ma non predichiamo neppure la guerra, in nome della giustizia!
Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre”armi bianche” sono il digiuno e la preghiera. (Suore Trappiste di Siria)
E “Il primo digiuno è quello di non mangiare gli altri” (S.Fausti)
 
La Parola che abbiamo ascoltato ci consegna i connotati di questa conversione evangelica. Siamo consapevoli che il nostro digiuno e la nostra preghiera non sono una scorciatoia rispetto alla complessità della storia e dell’esercizio della nostra responsabilità. Il Signore risponde alla nostra preghiera con la sua Parola, che è Cristo stesso, incontrato in questa Eucaristia
E’ la Parola della Sapienza, che mentre rivela il nostro limite, ci sprona ad una ricerca aperta al dono di Dio: la sua Sapienza si rivela nell’amore crocifisso di Gesù di Nazareth.
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza
E’ la Parola dell’Apostolo che indica la strada del passaggio evangelico da un regime di schiavitù a quello della fraternità.
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo
 
E’ la Parola del Vangelo, che ci prospetta un di più d’amore, un coraggio liberante, una fede in Dio che è capace di suscitare una rinnovata fede nell’uomo, nonostante le più clamorose smentite. E’ una parola che ci parla delle logiche della guerra e ci prospetta l’immagine di un’ambasceria di pace.
 
Noi stiamo vivendo un’ambasciata di pace: presso Dio, presso gli uomini. Ma soprattutto vogliamo accogliere come ambasciatore di pace Dio stesso, nella persona di Gesù e nella sua Parola: è Lui che si fa ambasciatore di pace presso il nostro cuore. Ascoltiamolo, accogliamolo.
Concludiamo ancora con le parole del Papa, che ricorda il carissimo e santo Papa Giovanni:
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza  nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302). Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. (Angelus di Papa Francesco)