07-09-2012
Cari amici, care amiche,
desidero innanzitutto darvi in benvenuto con un sentimento di gioia a questo primo happening degli Oratori in Italia. È una gioia anche per me. È una gioia pensare a questa proposta, a questo incontro ed è una gioia pensare a quanti vi hanno aderito. Benvenuti in questa chiesa Cattedrale della diocesi di Bergamo, benvenuti nelle nostre comunità e nei nostri oratori. È una gioia ed è anche un onore e un privilegio potervi ospitare. Mi auguro che questo incontro che avviene soprattutto all’interno di questa realtà che sono gli oratori possa essere il principio di una storia condivisa anche attraverso la conoscenza reciproca che si sta sviluppando in questo momento, in queste ore e in questi giorni.
Benvenuti in questa Chiesa diocesana che è fortemente segnata dall’esperienza degli oratori. Dalle parrocchie più piccole (e non sono poche) alle più grandi, non c’è comunità che non sia connotata dalla presenza dell’oratorio non soltanto come struttura ma, da sempre, come segno di speranza.
Potremmo dire che è impensabile immaginare per noi una parrocchia senza oratorio. E anche di fronte alla situazione relativamente nuova per noi e per ora relativamente limitata di una diminuzione di una presenza di sacerdoti negli oratori, rimane nella coscienza e nel sentire di ogni comunità la consapevolezza dell’importanza di questa che appunto non è soltanto una struttura.Domani mattina avremo la possibilità di riflettere un poco di più su questa esperienza che è l’oratorio.
Mentre vi do il benvenuto desidero dire grazie a tutti voi non solo per questa presenza ma anche per il servizio e la testimonianza che voi giorno per giorno offrite proprio a partire da questa realtà. Grazie a coloro che hanno organizzato questo happening. Grazie al Signore per i motivi ispiratori che accompagnano questo incontro e le prospettive che questo incontro desidera immaginare.
Siete venuti, vi siete riuniti in questa chiesa Cattedrale in un momento di preghiera. La preghiera è incontro col Signore, è dialogo con lui, è ascolto della sua parola. Abbiamo ascoltato questa parola così come ci è offerta dall’Apostolo Paolo nella lettera ai Corinti, in questo breve passaggio che è stato annunciato. Queste poche righe, queste poche parole ci dicono di una sapienza che non è di questo mondo, vale a dire non appartiene alle logiche di una realtà che prescinde da Dio e soprattutto prescinde dalla rivelazione dell’amore di Dio.
I dominatori di questo mondo non comprendono questa sapienza. Dice l’Apostolo: se l’avessero compresa non avrebbero crocifisso il Cristo della gloria. È una sapienza misteriosa, ma non perché non è conoscibile, ma perché supera le conoscenze a cui siamo abituati, perché comunque anche io e forse anche voi apparteniamo fortemente alle logiche del mondo e qualche volta pensiamo la Chiesa, pensiamo le sue opere, forse anche gli oratori secondo queste logiche.
Ma a noi è stata rivelata per opera dello Spirito una sapienza particolare. Io penso, credo, che l’oratorio possa essere considerato un’opera di questa sapienza. Pensate ad esempio a questa strana contraddizione, per cui veramente l’oratorio è come una sorgente. Tante persone nel corso della loro vita ricordano di essersi abbeverate a questa sorgente e di aver bevuto dell’acqua pura a questa sorgente. Dall’altra parte spesso l’espressione “cose da oratorio” sembra essere una espressione che ne diminuisce l’importanza, quasi banalizza tutta una serie di iniziative e di esperienze che all’interno di questa realtà vengono proposte. Devo essere sincero che in questi anni questa espressione la sento sempre di meno. Mi auguro non perché vengono meno gli oratori o perché diventano più insignificanti, ma perché forse ci si accorge che poche esperienze sono espressione di quella sapienza misteriosa, affascinante che Dio ci ha rivelato. E allora si sta un po’ cauti, anzi direi ci sono spesso espressioni di riconoscimento serio nei confronti di questa esperienza.
Che cos’è sapienza? Vi dicevo che penso l’oratorio come frutto di questa sapienza, proprio di quella di cui parla l’Apostolo. Ma quando diciamo sapienza che cosa pensiamo? Sapienza è una bellissima dimensione della vita rappresentata dalla coniugazione di conoscenza ed esperienza. Sì, la sapienza non è soltanto una conoscenza, è conoscenza intessuta con esperienza. Io credo che questa non sia soltanto l’origine della realtà dell’oratorio, frutto di una conoscenza e lettura della realtà, di un modo di pensare alla persona umana, alle relazioni, all’educazione, alla crescita, alla maturità. Nello stesso tempo si coniuga questo modo di pensare con l’esperienza: l’oratorio non è semplicemente un centro culturale o il frutto di un’operazione culturale. Lo sarà anche, ma non solo. È un luogo di esperienza.
L’oratorio lo si può descrivere proprio così. L’oratorio non è una cosa, non è semplicemente una struttura. Certamente è un’esperienza. D’altra parte non è soltanto un’esperienza, perché questa esperienza è il frutto di una conoscenza di una conoscenza e di una riflessione ed è capace di produrre nuove conoscenze e nuovi modi di pensare.
Ecco questa sapienza misteriosa che ci viene comunicata attraverso lo Spirito di Dio, lo Spirito di Cristo, e trova nella persona di Cristo il coagulo, la visibilità, la storia. Cristo sapienza ed esperienza di Dio.
Mi sia concesso: non basta. C’è un terzo elemento che connota la vicenda dell’oratorio ed è la fede in Cristo. L’oratorio non è soltanto per chi crede, ma nasce dalla passione di chi crede in Cristo Gesù.
Questa è la sapienza che ci viene comunicata dallo Spirito: conoscenza, esperienza e fede.
Dice l’Apostolo: “Sta scritto, infatti: quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. Carissimi amici, molti siete giovani e vi ringrazio particolarmente perché avete a cuore questa realtà e la vostra presenza dice che vi convince questa realtà che prende il nome di oratorio. Ma c’è anche chi è più anziano, chi da 86 anni pratica l’oratorio, da quando è nato e la sua età è venerabile (l’ho incontrato poco fa). Io credo che una dimensione dell’oratorio che vogliamo accogliere da questa parola del Signore, che è un’esperienza assolutamente originale, sia proprio la possibilità di vedere cose mai viste, di udire cose mai udite e di essere raggiunti da qualcosa che entra nel profondo del cuore. Dice l’Apostolo attraverso il riferimento alla Scrittura: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” e queste noi vogliamo offrirle attraverso l’esperienza dell’oratorio.
Sono tante le dimensioni dell’oratorio. L’oratorio non è un’esperienza come le altre, è assolutamente originale. Uno dei contrassegni di questa originalità è la capacità di suscitare meraviglia: “Quelle cose che occhio non vide, che orecchio mai udì, che mai penetrarono nel cuore dell’uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano”. L’oratorio è “luogo della meraviglia”, non come “il paese delle meraviglie”. Diceva lo scrittore che “noi non manchiamo di meraviglie, ma di meraviglia”.
Credo che il Signore attraverso la sua Parola ci introduca a questo momento anche forte, non solo di incontro gioioso (happening) ma anche di consapevolezza rinnovata rispetto ad un’esperienza che percorre tutto il nostro paese. E la parola “meraviglia” io credo possa essere rappresentativa non soltanto di ciò che l’oratorio si propone ma anche di ciò che l’oratorio è capace di suscitare.
(trascrizione da registrazione)