Tutela minori e adulti vulnerabili – Il vocabolario della prevenzione/4: Grooming

Grooming

Il grooming in etologia è la pulizia del mantello effettuata da molti mammiferi sul proprio corpo o su quello di un altro animale della propria specie e ha come scopo definire chi è il capo del ‘gruppo’. Questa stessa metafora viene utilizzata per descrivere l’adescamento di un minore o di un maggiorenne, sia in Internet che in presenza, tramite tecniche di avvicinamento e di manipolazioni psicologiche volte a ottenere fiducia e a superare le resistenze per giungere all’abuso sessuale.

Significato

Grooming viene utilizzato per significare e indicare la tecnica usata dai pedofili o comunque dagli abusatori per adescare i minori nel loro contesto vitale e\o attraverso l’uso delle nuove tecnologie (siti internet, social network, chat rooms, ecc.) così da conquistare la loro fiducia e arrivare a stabilire un legame di dipendenza e realizzare incontri diretti. Analogamente ciò può accadere nei confronti di una persona maggiorenne, ad esempio una giovane donna, sia nell’incontro personale come all’interno di comunità.

Occorre ricordare che le comunità possono rendere le persone ulteriormente vulnerabili quando si presentano come sistemi chiusi e con regole rigide al proprio interno o, al contrario, quando sono caratterizzate da confini invischiati e una debole rete relazionale. L’utilizzo di questa tecnica comporta un preciso metodo di avvicinamento alla persona ai fini dell’abuso, creando all’interno del sistema o dell’ambiente di vita, il contesto favorevole per la manipolazione e la subordinazione del più debole al potente.

Il comportamento di grooming è impiegato da predatori che identificano, scelgono e approcciano le loro vittime.  Il predatore prepara con attenzione e pazientemente il minore o l’adulto vulnerabile al tipo di relazione di cui è alla ricerca. Conquista la fiducia della persona, ne fa abbassare le difese, la manipola in modo da ottenere o permettere l’abuso sessuale desiderato. Se necessario, chi abusa conquisterà l’accesso al minore o all’adulto vulnerabile impiegando le stesse tecniche addirittura con i suoi genitori o assistenti, non di rado attraverso il suo prestigio e la propria affidabilità. Il grooming avviene in tre forme di base: fisico, psicologico, comunitario.

Il grooming fisico comprende il toccamento del minore o  dell’adulto, spesso una giovane donna, all’inizio con modi assolutamente accettabili ma, quando la vittima acquista familiarità e fiducia, l’abusatore innalza progressivamente il livello del contatto sessuale, influenzando gradualmente la persona attraverso modalità talmente condizionanti che non riesce e non può comprendere quello che sta avvenendo.

Il grooming psicologico è altrettanto sottile e anch’esso progressivo. Chi abusa, uomo o donna che sia, può cominciare a mostrare cura e attenzione speciale verso la vittima, dimostrandosi amichevole, empatico addirittura eccessivamente comprensivo, creando dunque un senso di dipendenza anche attraverso doni e privilegi e sviluppando una relazione di intesa veramente speciale con segni e segreti. Chi cerca di arrivare all’abuso, attraverso la manipolazione, convince la vittima di essere lei stessa la causa e la colpevole dell’abuso che ha subito. Possono aver luogo minacce di lesioni fisiche non solo al minore o alla giovane vittima, ma anche alle persone care, amici o famigliari. Tutte queste tecniche mantengono la vittima in conflitto permanente con sé stessa, confusa, indifesa e dipendente.

Il grooming comunitario fornisce alla persona che abusa un ambiente protetto e sicuro per la manipolazione dei più vulnerabili. Ai suoi seguaci fedeli “della comunità” egli proietta l’immagine di una persona meravigliosa, affidabile, al di sopra di ogni sospetto. Se qualcuno osasse dubitare o criticare sull’integrità del leader spirituale, la comunità reagirebbe denigrando e isolando il traditore.

Domande

  • Quali segnali possono essere individuati come campanelli d’allarme di una possibile strategia di grooming tra una persona più grande e responsabile – importante e dominante nel suo contesto – e il minore o la persona vulnerabile? Alcuni esempi: doni frequenti anche soldi, privilegi, gesti confidenziali e troppo affettuose, rendere una persona dipendente e isolarla dal resto del gruppo degli amici, condividere segreti con la persona vulnerabile o con il minore, usare un codice di simboli comprensibili solo dentro questa relazione “speciale” … Possiamo pensare e condividere altri segnali con esempi concreti?
  • Quali sono gli ambienti, i ragazzi\e più esposti? Comprendendo anche i minori non accompagnati e le donne sole, che sbarcano in Italia, che troppo spesso diventano vittime di tratta e di prostituzione.
  • Nel contesto pastorale, educativo, di associazione, movimento, comunità… chi può vegliare, riconoscere e intervenire, su comportamenti impropri, svianti o pericolosi? Per una verifica e supervisione educativa, preventiva ed efficace, abbiamo bisogno di più persone differenti e anche del confronto con uno sguardo esterno al nostro sistema.

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