Presentato alla presenza del Vescovo Francesco il progetto diocesano Fileo

Sabato 17 settembre presso l’Abbazia di San Paolo d’Argon alla presenza del Vescovo Francesco, che ha proposto una riflessione sul tema del rapporto tra la Chiesa di Bergamo, le migrazioni e la mobilità umana, è stato presentato il progetto FILEO che intende sensibilizzare e promuovere l’incontro e l’intreccio delle diverse confessioni, religioni e culture, di abitare lo stesso territorio nella reciprocità e di costruire un futuro condiviso.

Fileo è un progetto della Diocesi di Bergamo, dell’Ufficio per la pastorale dei migranti, di Caritas Bergamasca, del Centro missionario diocesano e della Fondazione Adriano Bernareggi.
Amore dell’amicizia e della fraternità: Fileo è una parola che deriva dal greco ed esprime valori e sentimenti profondi. Un termine antico, crocevia di storie, tradizioni e culture che si incontrano e che raccontano della capacità europea e monastica di salvare e tramandare ciò che ci rende più saggi, più umani: i molti fili che intrecciati compongono un’identità composita, plurale, colorata.

Fileo è anche un luogo – nella cornice dell’Abbazia di San Paolo d’Argon – in cui far convergere e dal quale coordinare tutte le azioni e i diversi progetti pastorali, sociali e culturali attinenti alla mobilità umana e all’integrazione interculturale della Diocesi di Bergamo e dei suoi uffici e vuole proporsi come punto di riferimento e di confronto per tutti gli enti e i soggetti pubblici o privati della provincia di Bergamo e della regione che lavorano su questi temi.

Per maggiori informazioni www.fileo.it


Clicca qui per leggere l'intervento del Vescovo Francesco

Fratelli e sorelle!

Permettete di rivolgermi a voi con queste parole dirette e familiari: fratelli e sorelle. Così desidero salutarvi, Autorità civili, militari e religiose, Rappresentanti di istituzioni accademiche e culturali, della società civile e delle comunità religiose, in nome di quella fratellanza che tutti ci unisce, in quanto figli e figlie dello stesso Cielo.

Con questo originale saluto, che Papa Francesco ha adottato in occasione del VII incontro dei rappresentati delle religioni del mondo tenutosi in Kazakhstan, anch’io mi rivolgo a tutti voi, che così ampiamente rappresentate le Istituzioni locali e nazionali e così generosamente avete accolto il nostro invito.

Ci incontriamo nell’Abbazia di San Paolo d’Argon, un gioiello dal punto di vista architettonico e artistico, testimonianza di una storia segnata dalla generatività della fede che diventa cultura, vita vissuta e promossa: una storia che, con enorme impegno, la Diocesi intende continuare a scrivere, alimentando la consapevolezza che le pietre parlano, ispirano e ci interpellano.

L’occasione dell’inaugurazione della Biblioteca Fulvio Manara e della presentazione del Progetto Fileo è quanto mai opportuna per ringraziare tutti coloro che a partire dall’Accordo di programma approvato da Regione Lombardia hanno sostenuto un’impresa oltremodo impegnativa ed onerosa.

Se oggi possiamo godere, vivere e fruire di questa meraviglia è grazie alla convinzione, al lavoro e alla condivisione di risorse da parte di coloro che quell’Accordo hanno sottoscritto, onorato e sostenuto.

Le finalità dell’Accordo, rappresentate dalla scuola, dal centro studi sulla mobilità umana e l’intercultura, dall’ospitalità e dalla convegnistica si sono realizzate. Oggi la Fondazione Diakonia della Diocesi di Bergamo, è il soggetto responsabile dell’opera compiuta.

La condivisione si arricchisce di un nuovo soggetto, Fileo appunto, frutto di altrettanto sforzo sinergico che prevede l’impegno solidale di espressioni della Diocesi di Bergamo: l’Ufficio per la pastorale dei migranti, la Caritas bergamasca, il Centro missionario diocesano e la Fondazione Bernareggi.

Un grazie particolare alla famiglia del professor Manara per la donazione dell’imponente fondo bibliotecario dedicato e insieme al Centro migranti della Diocesi, all’Agenzia per l’integrazione e al Celim.

La stupenda cornice che ci ospita evoca una grande storia che ha contribuito in maniera determinate a tracciare i lineamenti dell’Europa: la storia di San Benedetto e del monachesimo benedettino. Non c’angolo del nostro continente che non conservi tracce di questa storia che continua, in modi diversi ad alimentare la cultura europea. Uno dei pilastri spirituali, etici e culturali di questo movimento religioso è rappresentato dall’ospitalità.

Nel capitolo 53 della Regola, S. Benedetto asserisce: Tutti gli ospiti che sopraggiungono siano accolti come Cristo, poiché Egli ci dirà: – Fui ospite e mi accoglieste (Mt 25,35). Ascoltando la Parola di Dio fatta Carne, il monaco diventa capace di accogliere il proprio simile nel cuore della sua preghiera e con i segni umani e fraterni.

E’ nel segno dell’ospitalità benedettina ed evangelica, che il progetto Fileo si propone in questo luogo, lasciandosi ispirare da ciò che questa storia ha rappresentato e continua a rappresentare.

Innanzi tutto il grande bene della pace.

Nel recente viaggio in Kazhakstan, Papa Francesco, rivolgendosi ai leader delle religioni mondiali e tradizionali, si pronunciava così:

“Vediamo i nostri giorni ancora segnati dalla piaga della guerra, da un clima di esasperati confronti, dall’incapacità di fare un passo indietro e tendere la mano all’altro. Occorre un sussulto e occorre, fratelli e sorelle, che venga da noi.

Se il Creatore, a cui dedichiamo l’esistenza, ha dato origine alla vita umana, come possiamo noi, che ci professiamo credenti, acconsentire che essa venga distrutta? E come possiamo pensare che gli uomini del nostro tempo, molti dei quali vivono come se Dio non esistesse, siano motivati a impegnarsi in un dialogo rispettoso e responsabile se le grandi religioni, che costituiscono l’anima di tante culture e tradizioni, non si impegnano attivamente per la pace?

Pensando al futuro e alle giovani generazioni alimentiamo una speranza di pace, che si alimenti all’incontro e al dialogo: valicare il confine della propria cultura ed abbracciare la conoscenza, la storia e la letteratura degli altri. Investiamo, vi prego, in questo: non negli armamenti, ma nell’istruzione!

Il percorso intrapreso da Fileo si pone dunque al servizio di una delle esperienze più importanti di dialogo tra culture che è rappresentata dalla scuola e l’università. Se in Italia, la percentuale di studenti provenienti da altri Paesi o nati in Italia da famiglie è di circa il dieci per cento, come ricordava ieri il Presidente della Repubblica, nel discorso di inaugurazione dell’anno scolastico, Bergamo supera abbondantemente questa percentuale. Non possiamo sottovalutare queste opportunità.

La pace esige non solo istruzione e conoscenza, ma anche il riconoscimento e la pratica della fraternità. Nella lettera enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco scrive: «La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita».

E’ l’immagine del poliedro che il Papa ci consegna come rappresentativo della società contemporanea. Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo.

La pace, la conoscenza, la fraternità alimentano lo stile e la pratica dell’accoglienza. San Benedetto contrassegna il fiorire della civiltà europea, non solo con il motto ora et labora, ma con l’esercizio dell’ospitalità, un’ospitalità accogliente.

Oggi è grande la fatica di accettare l’essere umano. Ogni giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati. C’è una cultura dello scarto. Eppure ogni essere umano è sacro: è compito anzitutto nostro, delle religioni, ricordarlo al mondo! Mai come ora assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere.

Non è un dato di cronaca, è un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti. Il fratello migrante bisogna riceverlo, accompagnarlo, promuoverlo e integrarlo.

A partire da questo fatto storico che possiamo definire un autentico segno dei tempi e non soltanto un’emergenza, la proposta che Fileo offre alla Chiesa e alla società è caratterizzata dalle prospettive del dialogo tra le religioni e del dialogo interculturale.

Il dialogo interculturale non può prescindere dalle religioni che, nonostante tutte le profezie avverse, continuano a rappresentare un incalcolabile patrimonio spirituale e culturale.

D’altra parte non possiamo immaginare che il dialogo interreligioso sia sufficiente: non solo perché una parte di umanità non si riconosce in alcuna religione, ma perché le religioni contribuiscono, caratterizzano e nello stesso tempo sono parte di un’esperienza più grande che è quella della cultura dei popoli.

La proposta è quella di stabilire seriamente un dialogo interculturale e religioso, fondato sul riconoscimento della ricchezza dell’altro e su un profondo rispetto per la diversità, alla ricerca di nuove e insospettate realtà, in un orizzonte che ci inviti a percorrere nuovi cammini …

 La diversità culturale è per l’umanità ciò che la biodiversità è per la natura; è quindi un tesoro che va riconosciuto, difeso, preservato e promosso.

 Ma “La missione che abbiamo ricevuto, di lavorare per la riconciliazione di tutte le cose in Cristo, ci impedisce di accontentarci del multiculturalismo. Ci mette di fronte alla sfida dell’interculturalità, che porta a uno scambio arricchente tra tutti i popoli e i gruppi sociali che s’incontrano e condividono le loro culture”.

Il multiculturalismo è una condizione, l’intercultura è una scelta

Il servizio della Chiesa, dei cristiani e dunque di Fileo promuove l’apertura delle diverse identità culturali ad una logica universale, non già sconfessando le proprie positive caratteristiche, ma mettendole a servizio dell’intera umanità.

Desidero concludere, ricordando la recente decisione di Papa Francesco di procedere alla canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, che si terrà il prossimo 9 ottobre a Roma: nato a Fino Mornasco in provincia di Como nel 1839, fu vescovo di Piacenza, fondò le Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo con la specifica missione di servire i migranti. Apostolo dei migranti, lo si può definire. Indimenticabile la pagina di suo pugno sui fratelli migranti che vede in fila alla stazione di Milano in attesa di salire sul treno che li porterà verso una vita che sognano migliore:

“Sulle loro facce abbronzate dal sole, solcate dalle rughe precoci che suole imprimervi la privazione, traspariva il tumulto degli affetti che agitavano in quel momento il loro cuore – scrive il vescovo – erano vecchi incurvati dall’età e dalle fatiche, uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro o portavano in collo i loro bambini, fanciulli e giovanette tutti affratellati da un solo pensiero, tutti indirizzati a una meta comune. Erano migranti”.

Il progetto Fileo va ad arricchire la testimonianza dell’intera Diocesi di Bergamo, in tutte le sue espressioni: nei confronti dei migranti italiani in molti paesi del mondo e dei migranti di altri paesi nella nostra terra.

Il 12 novembre 1993 il Vescovo Roberto Amadei erigeva il Segretariato Migranti…. Quasi trent’anni sono passati: anni ricchi di esperienza tra accoglienza e interazione, dialogo e cura, cultura e pastorale, volti a fare della nostra identità cristiana non una barriera, ma una comunità ospitale, accogliente e conviviale.

Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura, fraternità tra persone di idee diverse ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro, fraternità tra persone di diverse religioni: allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza.

Come per un artista che vuole fare un mosaico, è meglio avere a disposizione tessere di molti colori piuttosto che poche tessere e di pochi colori.

Papa Francesco