“FATTI” PER LA BELLEZZA
Traccia del percorso annuale IRC scuole infanzia cattoliche
a.s. 2023-2024
Premessa: L’IRC e la bellezza di Dio
Per i bambini, fare riferimento a Dio come il Signore della vita significa scoprire la dimensione antropologica della relazione uomo-Dio. La Bibbia rivela Dio, riconosciuto non solo dai cristiani, ma da tanti uomini religiosi come il Creatore del cielo e della terra. Tutto viene da Lui e a Lui ritorna.
Le narrazioni bibliche, riguardanti la creazione, e i salmi che permettono di narrare cantando lo stupore e la possibilità di un dialogo col Creatore offrono un apporto all’esperienza religiosa aiutando i bambini a provare loro stessi a narrare, raccontare, cantare, lodare, esprimere con parole quei sentimenti che abbozzano il loro pensiero religioso e la loro capacità di penetrare nell’attrattività, bellezza del mistero di Dio. Ciò si presta ad attirare l’attenzione anche sulle altre religioni e sui loro testi sacri; offrirà pertanto l’occasione di confronto e condivisione coi bambini le cui famiglie provengono da altre confessioni religiose.
Per proporre e sviluppare nei bambini la via dello stupore e della contemplazione del Dio Creatore e Padre, l’IRC può sostenere gli obbiettivi trasversali che comportano l’esplorazione, la conoscenza e il “fare” arte giocando e manipolando con tutta la realtà create con quanto di vita c’è in ogni sua parte. E mentre opera e contempla il bambino si ritrova anche protagonista nella responsabilità che deve acquisire di rispetto, custodia, miglioramento, cura. In riferimento a corpo, movimento e salute, l’IRC può aiutare a tradurre in gestualità espressioni di meraviglia e di stupore davanti al creato, ma anche di disgusto e di timore per quanto non risponde alla naturale attesa di buono, di bello e di vero, che c’è nel bambino.
Bello inoltre, cogliere come l’esperienza di Dio che ci offre Gesù, si lascia intuire come volto paterno e materno creando così sostegno all’affidabilità nelle relazioni e all’appagamento dei sentimenti più profondi di sicurezza, fiducia. Il sentirsi creati, cioè pensati da sempre come amati, favorisce l’esperienza della relazionalità, attivando espressioni di gratitudine, di generosità, simpatia e amore, che sono condizioni per accogliere la bellezza di se stessi e una migliore comprensione della propria singolarità.
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1. PORTATORI DI BELLEZZA (settembre 2023 – dicembre 2023)
Senso: Quando sono nato tutto era buio nel grembo della mamma, non conoscevo me, non conoscevo gli altri.
Parte 1 – Conosco me stesso, la mia bellezza, la mia unicità: dalla bellezza di me alla bellezza di Dio (Albo: Quando sono nato Isabel Minhos Martins – Maddalena Matoso, Ed. Topipittori)
Parte 2 – La mia famiglia, la mia nascita, la famiglia di Gesù, la nascita di Gesù (Albo: Storia Piccola Cristina Bellemo – Alicia Baladan, Ed. Topipittori)
Maria Montessori scriveva: “È la bellezza in tutte le sue forme che aiuta l’uomo interiore a crescere”.
Il nostro riflettere sulla bellezza è quindi doveroso perché la bellezza arricchisce la vita interiore; perché incontrando la bellezza l’uomo prova ad appagare le sue aspirazioni più intime e profonde, ritrova ispirazione ed energia nel suo cuore, rigenera sé stesso mettendo in movimento emozioni, sentimenti, ed in particolare, la meraviglia, lo stupore, la gratitudine e il senso del dono, la curiosità e la creatività. Questi sentimenti, ricordati da don Aldo, a loro volta, sono proprio le premesse fondamentali per sviluppare il sentimento religioso; il cammino verso la fede. “Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini” (salmo 66,5)
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2. CERCATORI DI BELLEZZA (gennaio 2024 – Pasqua)
Senso: Attivare lo sguardo: attivare tutti i sensi per cercare la bellezza delle piccole e delle grandi cose.
Anche Gesù vive la bellezza.
La bellezza è qualcosa che si vede non solo con gli occhi ma è qualcosa che si percepisce con tutti i sensi. Non è solo un pensiero, un modo di immaginare, e nemmeno è solo il nostro punto di vista, perché viviamo dentro una cultura e delle relazioni, ma è una realtà che ci “tocca” nel corpo, attraverso le cose, gli oggetti, la materia, i colori, i suoni, gli odori, e chiede di rispondere con altrettanti sensi e corpo, attraverso gesti percepibile (come una carezza, un bacio o una parola affettuosa) o in una realtà sensibile (come una torta gustosa, una bibita fresca o calda o un regalo prezioso). I bambini, in particolare, sanno incontrare la bellezza e stupirsi e alimentare la propria curiosità in una rete fitta di potenzialità relazionali e affettive, razionali e cognitive.
La bellezza non è, quindi, né per gli adulti né per i bambini, scopribile solo nel momento in cui si osserva o si immagazzinano dei dati o quando si giudica una cosa più bella o meno bella di altre, ma quando l’“esperienza”, l’accadere della vita coinvolge totalmente la persona, fino toccare le profondità dell’animo umano, le corde sensibili dell’interiorità…
Educare il bambino alla bellezza è aiutarlo a sviluppare, attraverso l’Irc, quella competenza spirituale che possiamo così riassumere:
“Il bambino è capace di provare meraviglia e gratitudine per tutto ciò che di bello lo circonda e sente il bisogno di esprimere a Qualcuno questi suoi sentimenti” (don Aldo Basso). La ricerca del ‘Bello’, nel suo valore più elevato, è sempre stata un itinerario di avvicinamento al divino, come ha scritto Simone Weil: “[…] in tutto ciò che suscita in noi il sentimento puro e autentico del bello c’è come una specie di incarnazione di Dio […]”
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3. CUSTODI E COSTRUTTORI DI BELLEZZA (Pasqua – fine anno)
Senso: La bellezza dell’impegno, del lavoro e della fatica per mantenere e creare bellezza.
Quale bellezza dunque? Quella che “accende” i nostri bambini, quella intenzione, azione, consapevolezza, creazione di un impegno nel sentirsi “custodi” della bellezza nel mondo, custodi del creato, custodi della bellezza di ogni persona, di ogni “fratello”. E tale passione alla bellezza l’esperienza cristiana, ed anche nelle altre religioni, la si intravede nella fiducia che Dio ha dato agli uomini creandoli capaci di operare con la laboriosità delle mani, la fantasia del cuore e la forza creativa dell’intelligenza.
Mi ritrovo anche in questa frase di M. Spitzer “Imparare significa accendere un fuoco, non riempire dei contenitori”, per dire il compito dell’IRC che, mentre fa conoscere il linguaggio, i segni, le parole, l’arte, l’esperienza religiosa, cerca di aprire fessure di fede, sguardi di curiosità nei confronti di quel mistero che la storia cristiana, in particolare, ci consegna come verità per l’uomo.
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