Sulla morte, dobbiamo ammettere un certo smarrimento. Il pensiero della nostra, lo rimandiamo a quando sarà il momento; il pensiero di quella degli altri viene attutito dalle immagini di migliaia di morti, filtrate e sfornate dagli schermi che ci circondano; l’unica grande provocazione è la morte di chi ci è caro, particolarmente se giovane; e il modo con cui avviene.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Celebriamo la festa di S.Alessandro martire, nostro patrono, nel segno delle parole di Gesù, appena ascoltate: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. (1Pietro cap. 4)
Ci introduciamo alla festa di S. Alessandro, accogliendo il vostro pellegrinaggio e rinnovando la consapevolezza che l’incontro con Gesù cambia la vita, la trasforma, la trasfigura.
Oggi ricordiamo il miracolo dell’Apparizione, a distanza di 417 anni. Non si tratta di una vittoria militare, di una rivoluzione, di un evento epocale: si tratta di un “segno” affidato alla nostra libertà e alla nostra fede.
L’Assunzione di Maria alimenta e conferma il convincimento cristiano, fondato sulla Risurrezione di Gesù e sul dinamismo illustrato dall’apostolo Paolo, per cui la morte, compimento o dramma, è il passaggio definitivo alla “vita nuova”. In che cosa consiste questa “vita nuova”?
Care sorelle e fratelli,siamo una comunità riunita dall’affetto per don Glauco che viene ordinato sacerdote. Questo unisce a noi anche alcuni che non condividono intensamente la fede, ma questo legame nella gioia ci rappresenta comunque come comunità in preghiera.