Le parole del profeta Isaia ci introducono alla figura del servo: “Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria”. Questa dichiarazione rivela non solo una condizione, ma anche una missione: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”.
Desidero accompagnarmi al ricordo della Dedicazione della nostra Cattedrale condividendo alcuni sentimenti personali a partire dallo stupore. Lo stupore per la bella Comunità di Città Alta e di molti, che nelle feste cristiane più importanti, salgono intenzionalmente per partecipare alle celebrazioni presiedute dal Vescovo.
La festa dell’Epifania del Signore è ricchissima di messaggi e di grazia, a cominciare dall’evento affascinante testimoniato dal Vangelo secondo Matteo: la visita dei Magi, giunti da Oriente per adorare il Re dei Giudei.
L’anno nuovo si apre sotto il segno della Benedizione: Dio benedice i nostri giorni e i sentimenti ispirati al Vangelo, con i quali ci accingiamo a viverli. La riceviamo, nel segno di Maria, che oggi la Chiesa venera con il titolo più alto: quello di Madre di Dio.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Sono due gli atteggiamenti che il Vangelo suggerisce per questa celebrazione di ringraziamento, in occasione della fine dell’anno.
Nella Festa della Santa Famiglia, la lettura dal libro del Siracide ci invita a benedire il Signore per i nostri padri e le nostre madri. Oggi, in questa Eucaristia, Lo benediciamo particolarmente per il Vescovo Roberto, nel decimo anniversario della sua morte.
Il Papa è andato a Greccio, dove San Francesco ha “inventato” il presepe. Da lì, ha indirizzato una lettera ai cristiani, rinnovando questa tradizione. Il presepe non è scomparso: lo ritroviamo nelle case, nelle chiese, nelle piazze, in posti impensati, a volte nelle scuole. Assume le forme più diverse.
La questione, nel momento della creazione di una nuova opera d’arte è questa: “In ciò che vediamo, c’è più di quello che riusciamo a vedere solo con gli occhi?”. E la risposta è sempre sì.
Il Vangelo dell’Annunciazione è la pagina che illumina il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. Il saluto dell’Angelo, rivela a lei e a noi, il dono di Dio che l’ha colmata di Grazia, preservandola da ogni peccato, anche dal peccato originale. Questa rivelazione è caratterizzata dal silenzio. Molte rappresentazione artistiche dell’Annunciazione di Maria, trasmettono la percezione del silenzio che circonda quest’incontro.
La madre di Gesù porta tre nomi: Maria è il nome datole dai suoi genitori, Piena di Grazia è il nome datole dall’Angelo di Dio, Serva del Signore è quello che ella stessa si attribuisce. Il mistero dell’Immacolata Concezione, vale a dire della preservazione dal peccato, a cominciare da quello originale, attinge al nome che l’angelo di Dio le attribuisce: “Piena di Grazia”.