11-10-2017
Care sorelle e fratelli,
il Santo Padre oggi ha dedicato il suo tweet con queste parole: “Come San Giovanni XXIII, che ricordiamo oggi, diamo testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio e della sua misericordia”. Milioni di persone attraverso i social oggi hanno letto queste poche ma chiarissime parole di Papa Francesco, che ci dicono che come mantenga una viva e evangelica memoria di Papa Giovanni.
Desidero condividere con voi qualche riflessione a partire dall’evento di cui tutti sappiamo, attorno al quale registro una grande simpatia ed attenzione e che don Claudio all’inizio dell’Eucaristia ci ha riconsegnato: la peregrinatio dell’urna con il corpo del Santo Papa.
Alla luce di quello che abbiamo ascoltato da Papa Francesco, mi piacerebbe che questa peregrinatio diventi una testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio e della sua misericordia. Quindi ci disponiamo, a cominciare proprio da questa comunità di Sotto il Monte, a offrire questa testimonianza, di cui vorrei ricordarne quattro tratti che ho consegnato come elementi ispiratori di questo evento.
Il primo è il ricordo del Concilio.
Un piccolo segno o felice combinazione è la presenza dell’Abate della Papale Basilica di San Paolo Fuori dalle Mura, in Roma, dove Papa Giovanni XXIII annunciò la convocazione del Concilio, va proprio a confermare questa prima indicazione.
Noi vogliamo testimoniare che non dimentichiamo il Concilio. Sembra che tutta la vita e l’esperienza spirituale di Papa Giovanni sia stata disposta dal Signore e assecondata da lui perché giungesse non solo a servire la Chiesa come successore di Pietro, ma a aprire la Chiesa a questa stagione che è assolutamente ai suoi inizi, come tante volte ci siamo ripetuti: “tantum aurora est”.
Non occorre essere teorici: noi dobbiamo cogliere gli insegnamenti del Concilio, ma soprattutto lo spirito del Concilio. Desiderio e intuizione spirituale di Papa Giovanni è una Chiesa che sia capace di annunciare il Vangelo all’uomo contemporaneo.
Care sorelle e fratelli, è importante la memoria, ma deve essere generativa di una vita e di un futuro. Le nostre incertezze e i cambiamenti così veloci ci tentano a chiuderci guardando il passato. Non dimenticare lo spirito del Concilio è testimoniare una Chiesa capace di parlare del Vangelo agli uomini di oggi, ai nostri figli, ai nostri nipoti. Questo è il compito conciliare. Noi vogliamo assumerlo anche attraverso questo ampio respiro che si viene a creare con la peregrinatio delle sue reliquie.
Dice Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “A cinquantanni dal Concilio Vaticano II, anche se proviamo dolore per le miserie della nostra epoca e siamo lontani da ingenui ottimismi, il maggior realismo non deve significare minore fiducia nello Spirito né minore generosità”.
Il secondo tratto che prepara e accompagna la peregrinatio è il gusto dell’ecumenismo, in un contesto certamente molto più plurale rispetto a quello in cui è vissuto il Papa e si è celebrato il Concilio.
Non dimenticheremo mai queste indicazioni di Papa Giovanni: “che nessun documento conciliare contenesse qualcosa che potesse offendere i nostri fratelli cristiani di altre Chiese e di altre denominazioni”.
Oggi quello che appariva fuori dai nostri confini, l’abbiamo nei nostri confini. Cari fratelli, persone che vengono da altri paesi nel nostro paese sono fratelli cristiani, non sono solo musulmani o induisti o sik o buddisti o di altre religioni. Molti sono cristiani, non pochi sono cattolici.
È necessario l’incontro culturale, è necessario creare condizioni sociali di sicurezza e di legalità e insieme di accoglienza, ma per noi cristiani è necessario condividere la fede, la carità e la speranza. E a volte lasciarci provocare dalla fede di alcuni di loro.
Papa Francesco ricorda Papa Giovanni dicendo: “Egli si dimostrò efficace tessitore di relazioni e un valido promotore di unità, dentro e fuori la comunità ecclesiale, aperto al dialogo con cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà”.
Poi, il terzo tratto: la pace.
Tutti quanti abbiamo nel nostro cuore impressa l’immagine di Papa Giovanni come il Papa della pace. Non è che i Papi che l’abbiano preceduto non abbiano testimoniato e offerto un magistero sulla pace di poco conto e tanto meno quelli che lo hanno seguito. Ma ci sono immagini belle che si stampano nel cuore e l’immagine di Papa Giovanni è l’immagine della pace.
Vogliamo preparare l’evento, accogliere la peregrinatio e vivere quei giorni nel segno di una testimonianza di pace. Cari fratelli, è difficile la pace, è impegnativa la pace. Tutti desideriamo la pace, ma quanto siamo disposti a pagare di nostro per la pace?
Papa Giovanni trasmetteva pace perché aveva un animo profondamente pacificato, frutto di un lungo e impegnativo lavoro su se stesso, di cui è rimasta abbondante traccia nel conosciutissimo “Giornale dell’anima”.
Infine, io credo che la peregrinatio debba essere un momento in cui ci riconosciamo in quella devozione che ci fa popolo. Non è solo devozione popolare nei confronti dei santi e dei segni dei santi, ma è una devozione che ci fa il popolo del Signore, un popolo di santi. Una devozione popolare secondo il Vangelo ci genera come il popolo del Signore.
Noi vogliamo offrire agli uomini non una testimonianza aggressiva, ma vogliamo consegnare come Papa Giovanni una testimonianza dell’amore di Dio. Non solo singolarmente, ma come popolo.
Vi invito a ringraziare il Signore per il grande dono che la santità di Papa Giovanni XXIII è stato per la Chiesa universale e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano di famiglie povere, ma unite dall’amore del Signore; vissuta nel quotidiano di comunità come la vostra comunità, come le nostre comunità, capaci di condivisione nella semplicità.
Noi vorremmo dare questa testimonianza, non solo in quei giorni ma proprio a partire da oggi, dalla sua memoria, l’11 ottobre nel ricordo dell’inizio del Concilio.
Noi vorremmo coltivare questa testimonianza per preparare bene quell’evento. Non dimentichiamo – dice Papa Francesco – che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa.
(trascrizione da registrazione)