Te Deum

Cattedrale
31-12-2021

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
L’esigenza e nello stesso tempo la difficoltà a praticare questo esercizio: custodire ciò che viviamo, attraverso la meditazione nel cuore.
Non si tratta soltanto di ricordare, ma di “fare memoria” di quanto Dio ha compiuto e di non dimenticare i tanti suoi benefici.

Facciamo memoria della pandemia, ma soprattutto di coloro che ci hanno lasciato, di coloro che hanno lavorato per la nostra salute e sicurezza; per l’educazione, la formazione, l’istruzione e l’informazione; di coloro che si sono adoperati per la ripresa economica e per la tenuta sociale. Facciamo memoria di coloro hanno gratuitamente e generosamente lavorato per il bene del prossimo e della comunità; facciamo memoria di tutte e ciascuna famiglia, nella loro forza, debolezza, sofferenza: consapevoli che le situazioni difficili e dolorose sono cresciute, ma ancor più è cresciuta la constatazione, mai scomparsa, di quanto la famiglia sia decisiva e di quanto la società nel suo insieme la debba promuovere, sostenere e proteggere. Facciamo memoria delle persone nella loro malattia e in modo particolare dei bambini malati, delle persone nella fragilità della condizione anziana, nella prova della detenzione, della povertà, del disagio psichico e sociale, nell’emarginazione, nella migrazione umiliante, nell’abbandono e nella solitudine e di quel imponente “esercito” di donne e di uomini che quotidianamente si prendono cura di loro. Facciamo memoria dei sacerdoti, dei diaconi, di quelli ordinati quest’anno, delle persone consacrate e di tutti coloro che nelle nostre parrocchie testimoniano la loro fede nel servizio della comunità.

Facciamo memoria del Pellegrinaggio pastorale del Vescovo alle parrocchie della Valle Imagna, a quelle dell’hinterland a nord ovest della città e a tutte quelle dell’Isola bergamasca. Sono andato pellegrino ad incontrare il Signore Gesù in mezzo a loro e ne ho riconosciuto la presenza con gioia e gratitudine. Il pellegrino cammina e il Vescovo cammina, ma non da solo: il pellegrinaggio del Vescovo diventa un’esperienza concreta di quel cammino sinodale che la Chiesa italiana ha deciso di intraprendere.
Facciamo memoria dell’unico, ma particolarmente intenso e partecipato pellegrinaggio diocesano a Lourdes dove abbiamo ricordato e pregato per le migliaia di famiglie che hanno avuto gli affetti più cari aggrediti, stravolti, stracciati, accumulando ferite profonde, che è responsabilità di tutti affrontare con serietà e rispetto. Quella serietà e quel rispetto che oggi ci impegnano ancora a sostenere il senso di responsabilità e di prudenza necessari a contenere il ritorno del contagio e le sue conseguenze più gravi.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Maria ha vissuto pienamente la sua esistenza, i suoi doveri quotidiani, la sua missione di madre, ma ha saputo mantenere in sé uno spazio interiore per riflettere sulla parola e sulla volontà di Dio, su quanto avveniva in Lei, sui misteri della vita del suo Figlio.
Facendo memoria delle persone, facciamo memoria del bene compiuto e resistiamo alla tentazione di nutrire la gramigna del male che potrebbe soffocare il nostro cuore. Facendo memoria così, riconosciamo i gesti di Gesù, benediciamo Dio e ringraziamo in Dio tutti coloro che, soprattutto nella semplicità della vita quotidiana, hanno realmente contribuito ad una fraternità non tanto proclamata, quanto vissuta, percorrendo coraggiosamente le vie del Vangelo.

In questo esercizio della memoria condividiamo la gioia e la riconoscenza per la prossima canonizzazione del beato don Luigi Palazzolo, fondatore delle Suore delle Poverelle e della beata madre Francesca Rubatto delle Suore Capuccine; la dichiarazione di venerabilità di don Antonio Seghezzi e di madre Dositea Bottani delle Suore Orsoline di Gandino e la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione della giovane Giulia Gabrieli

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Care sorelle, cari fratelli,
il tempo passa e il Covid rimane. E’ vero, ma non è tutto.

La nascita di Gesù, fa del tempo, di ogni tempo, il tempio di Dio e lì dove si incontra Dio non c’è disperazione. Tra qualche istante, nella preghiera del prefazio dirò: “Gesù, generato prima dei secoli, cominciò ad esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre, e ricondurre a te l’umanità dispersa”.

Un cristianesimo maturo è in grado di abbracciare la vita nella sua interezza: non soltanto la luce del Tabor, ma anche le tenebre del Getsemani.

E’ questo abbraccio al tempo passato e queste braccia aperte al tempo futuro, che vengono nutriti dal tempo presente, ora e qui, mentre facciamo memoria di Cristo crocifisso e risorto, della sua Pasqua di morte e risurrezione, sorgente inesauribile della nostra speranza.