S. Natale – Messa del giorno

Cattedrale
25-12-2022

Care sorelle e fratelli,
abbiamo udito l’annuncio del Vangelo del Natale. Il Natale è un Vangelo, una buona notizia, una buona notizia per ciascuno, una buona notizia per chi ci crede, una buona notizia per l’umanità intera. Il Natale di Gesù è il Vangelo.

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, dice il profeta Isaia.

La nascita di Gesù non è semplicemente un fatto di cronaca, o se vogliamo un evento della storia che si allontana nel tempo.

La nascita di Gesù non appartiene neppure ai calcoli che noi applichiamo alle vicende umane: in questo momento se dovessimo calcolare le nascite in Occidente, in Europa, in Italia e anche a Bergamo ci attraversa una certa apprensione e trepidazione.

La nascita di Gesù non è neppure una bella narrazione, un mito o addirittura una grande idea: non ci stiamo riunendo in questa Cattedrale in nome di un’idea, noi non siamo un gruppo di filosofi che ogni tanto convengono per scambiarsi le loro riflessioni e convinzioni.

La nascita di Gesù, il suo Natale, è un mistero e noi non abbiamo paura di adottare questa parola e questo criterio per accogliere ancora una volta il Vangelo.

Il Natale è un mistero.

Il mistero non è misterioso. Il mistero non è incomprensibile. Il mistero è inesauribile. Dire che il Natale di Gesù è un mistero, significa che continuamente ci si ripropone con la forza della novità. La celebrazione del Natale appartiene al mondo della novità, della sorpresa. Noi siamo disincantati e abbiamo mille motivi per esserlo. Questo annuncio, ancora una volta, è come se ci risvegliasse e ci provocasse: è possibile questa novità? La novità di un Dio che diventa uomo, è inevitabilmente un appello. Un appello alla nostra fede, un appello alla nostra risposta. Che cosa significa nella mia vita di cristiano l’annuncio del Natale?

Il mistero non è nascosto, non è impenetrabile, ma è luminoso. Ci è rivelato il mistero nascosto dei secoli: il mistero di Dio che è Gesù Cristo. Noi celebriamo la nascita di Gesù Cristo perché ci è stato rivelato da Dio il suo disegno, il suo sogno, la sua promessa, la sua salvezza. Allora noi ci sentiamo interpellati: ma quanto io dentro le vicende della mia vita, della mia famiglia, della storia contemporanea credo a questa rivelazione?

Il mistero non è un enigma, non è indecifrabile. È sempre fecondo. La nascita di Gesù ci dice di un Dio che condivide la nostra vita e ci dà vita. Genera vita.

“Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio”, abbiamo letto nella lettera agli Ebrei. Vogliamo allora raccogliere la vitalità di questo mistero, con la consapevolezza che Dio diventa uomo per rivelarci il nostro nome.

Per Dio noi non siamo dei numeri. Otto miliardi siamo in questo momento sulla terra, e quanti prima e quanti poi. Dio diventa uomo per riconoscere l’unicità di ogni persona umana: di me, di te, di ciascuno in mezzo a un’infinità di altre persone.

L’altro ieri andando in metropolitana a Milano mi guardavo intorno e pensavo a come ciascuno fosse unico nella storia del mondo, unico agli occhi di Dio.

Cari fratelli e sorelle, i cristiani sono difensori della dignità di ogni persona umana, qualsiasi sia la sua età, la sua condizione sociale. Noi siamo i testimoni di questa unicità. Dio diventa uomo per rivelarci il nostro nome e per chiamarci con il nostro nome.

Dio diventa uomo per liberarci dal male, per questo lo chiamiamo “il salvatore”. Sembra che il male sia inesorabile. Le vicende di questi anni e ora emblematicamente la guerra in Ucraina – perché tante altre ce ne sono nel mondo – ci sembra che affermino l’inesorabilità del male. Dio diventa uomo per consegnarci la speranza della salvezza. Nel momento in cui noi accogliamo il dono della liberazione di Dio dal male che sta in noi, possiamo diventare dei “salvatori”. I cristiani sono chiamati ad essere testimoni di questa salvezza, ponendosi come salvatori di tutti coloro che si sentono perduti. Quanti si sentono così! Quanti attendono, o forse neanche non la sperano più, una mano tesa che li salvi. Un Dio che diventa uomo è questa mano tesa e noi che gli crediamo vogliamo tendere la nostra mano a tutti i perduti.

Dio diventa uomo, dicevano i Santi Padri, perché noi diventassimo Dio. E quindi Dio diventa uomo per farci uomini, persone umane. Donne e uomini, non burattini, ma persone libere, figli di Dio. Noi possiamo essere testimoni di questa libertà vivendo da fratelli. La fraternità non si può imporre. Si può imporre la pace, si può imporre la giustizia, si può imporre la libertà, ma non si può imporre la fraternità. Il momento in cui noi testimoniamo al mondo la libertà di Dio è quando testimoniamo al mondo la fraternità tra noi e con tutta l’umanità.

Veramente il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza e agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia: egli si è ricordato del suo amore.

(trascrizione da registrazione)